Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha ordinato l’evacuazione di Rafah, dove al momento si trovano più di un milione di sfollati palestinesi. E’ nella città del sud della Striscia che infatti Israele condurrà una “massiccia operazione” contro Hamas, dopo aver colpito Città di Gaza e Khan Younis. “Non è possibile – ha spiegato Netanyahu – raggiungere l’obiettivo di eliminare Hamas e al tempo stesso lasciare quattro suoi battaglioni a Rafah”. E’ “chiaro che un’operazione massiccia a Rafah obbliga allo sgombero dei civili dalle zone di combattimento”, ha aggiunto.
Situazione difficile a Rafah: più di un milione di persone sono bloccate davanti al confine dell’Egitto, che ha rafforzato la frontiera, e per medici e operatori umanitari sta diventando impossibile anche garantire aiuti di base agli sfollati.
Protesta contro questa decisione israeliana Nadia Hardman, specialista dei diritti dei migranti e dei rifugiati per Human Rights Watch. “Costringere più di un milione di palestinesi sfollati a Rafah a evacuare di nuovo senza trovare un posto sicuro dove andare sarebbe illegale e avrebbe conseguenze catastrofiche”, ha affermato. “Non c’è nessun posto sicuro a Gaza. La comunità internazionale deve prendere provvedimenti per prevenire ulteriori atrocità”, ha aggiunto
Critiche ad Israele anche dagli Stati Uniti. “Condurre un’operazione del genere ora (a Rafah) senza pianificazione e considerazione in un’area che ospita un milione di persone sarebbe un disastro”, ha avvertito il Dipartimento di Stato americano. Già ieri lo stesso presidente Joe Biden aveva condannato la condotta militare di Israele, definendola “esagerata”. “Ci sono moltissime persone innocenti che muoiono di fame, donne e bambini innocenti che hanno disperato bisogno di aiuto. Ho parlato al telefono con i sauditi per portare a Gaza quanto più aiuti possibili”, aveva detto Biden.
Le Nazioni Unite hanno affermato che i civili palestinesi a Rafah hanno bisogno di protezione, e che l’intenzione israeliana di spostarli in maniera forzata viola il diritto internazionale.
“Nessuna guerra può essere ammessa in un gigantesco campo profughi”, ha detto Jan Egeland, segretario generale del Norwegian Refugee Council.
Preoccupazione verso le intenzioni di Israele anche dall’Unione europea. “Le notizie di un’offensiva militare israeliana su Rafah sono allarmanti – ha scritto su X l’alto rappresentante Ue Josep Borrell -. Avrebbe conseguenze catastrofiche aggravando la già disastrosa situazione umanitaria e l’insopportabile tributo di civili”.