Bangladesh, proteste contro le quote di lavoro nel servizio civile

Violente proteste in Bangladesh questa settimana. Almeno 105 morti e centinaia di feriti. A protestare gli studenti del Bangladesh, che contestano le quote di lavoro nel servizio civile, riservato ai parenti dei veterani della guerra d’indipendenza del Bangladesh dal Pakistan nel 1971. Una politica considerata discriminatoria e ingiusta, soprattutto in un contesto di elevata disoccupazione fra i giovani bangladesi.

Il primo ministro Sheikh Hasina, in una conferenza stampa tenutasi giovedì, si è rivolto agli studenti invitandoli ad attendere il verdetto della Corte Suprema sul sistema delle quote. Hasina è stata accusata questi giorni di non aver fatto nulla per placare le proteste, arrivando addirittura ad insultare i manifestanti chiamandoli “razakar”, un termine offensivo utilizzato per coloro che collaborarono con il Pakistan ai tempi della guerra d’indipendenza.

Dure le misure adottate dal governo per reprimere le proteste degli studenti. A Dacca, la capitale del Bangladesh, è stato imposto il coprifuoco, e in tutto il Paese da giovedì resta in vigore la sospensione di Internet e dei servizi di messaggistica. L’interruzione delle comunicazioni è stata fortemente criticata dai gruppi internazionali per i diritti. L’Unione europea si dice preoccupata per le violenze, mentre gli Stati Uniti hanno sollecitato il governo del Bangladesh a rispettare il diritto di protestare degli studenti. “Condanniamo ogni tipo di violenza contro manifestanti pacifici. Stiamo osservando la questione molto da vicino, sia dalla nostra ambasciata che attraverso i nostri funzionari qui a Washington. E chiediamo ancora una volta al governo di difendere il diritto a manifestare pacificamente”, ha detto il portavoce del Dipartimento di Stato americano Matthew Miller.

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