Tv – Legends ci vediamo a Napoli, dibattito in studio con Cannavaro, Castellini, Taglialatela. Puntata 8

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Il programma televisivo “Legends ci vediamo a Napoli“, prodotto da Nexting, da un’idea di Antonio Palmieri e Rossana Russo, ha visto  come ospiti della puntata n.8, in onda stasera  (9 marzo) alle 21 su Canale 8 e su Napflix, alcuni dei giocatori che hanno fatto la storia del calcio a Napoli: Paolo Cannavaro, storico capitano azzurro che sollevò il primo trofeo dell’era De Laurentiis alzando al cielo dello stadio Olimpico la Coppa Italia, conquistata nel 2012 dopo 22 anni dall’ultimo scudetto; Luciano Castellini (in collegamento video) detto “il giaguaro” grande portiere dell’epopea partenopea ancora oggi idolo dei tifosi, Pino “Batman” Taglialatela che detiene ancora oggi il record all time della serie A di imbattibile para rigori, Raffaele Di Fusco, una vita con i colori del Napoli e ospite fisso della trasmissione che ha deliziato la curiosità dei telespettatori con il suo commento tecnico e Alessandro Renica conduttore del programma con Jolanda De Rienzo.

Titolo dell’’Anteprima-copertina: “da Paolo a Cannavaro”, con l’intervista di Rossana Russo che scoprirà l’uomo divenuto campione.

Il programma sarà trasmesso in streaming e on-demand sulla piattaforma di Nexting: https://legends.nextingcompany.com

DICHIARAZIONI /PAOLO  CANNAVARO

“Paragone con Rrahmani? Lui sa fare tutto, non eccelle in niente ma fa tutto bene. Io capitano azzurro? Ho sempre pensato che gli esempi fossero meglio delle parole, poi quando bisognava usare le parole le ho sempre usate con grande rispetto, specie per far capire come funzionava Napoli. Oggi il nemico del calciatore è il social, prima era un problema in meno. Ormai il giocatore va a briglia sciolta, si sa tutto di tutti. Questa è un’altra problematica degli allenatori moderni”, queste le dichiarazioni dell’ex capitano azzurro Paolo Cannavaro alla trasmissione Legends – Ci vediamo a Napoli, produzione di Nexting, in onda su Napflix e Canale 8 ogni giovedì alle ore 21:00.

Cannavaro ha poi parlato di altri temi e anche di Kim Min-jae, sempre durante Legends – Ci vediamo a Napoli: “Io sono stato 8 anni a Napoli, per 2 volte ho sfiorato lo Scudetto ma per esempio non avevamo riserve fortissime per Cavani. Ora invece ci sono Simeone e Raspadori. Osimhen è il titolare ma anche gli altri di fatto lo sono e questo fa la differenza, perché portano punti. Kim? La scuola dei difensori coreani è ottima, sono merce rara. Come concetto si avvicina molto al difensore italiano, concentrato per tutta la partita. Quando io e Fabio allenavamo in Cinea lui andò nella squadra del Pechino, era lo stesso giocatore ma con un po’ di relax in più. In Turchia ha capito meglio come funziona il calcio europeo, ora è il giocatore forte che vediamo. Lui non ha paura di nulla e ha un livello di attenzione altissimo. In generale è sempre meglio far giocare un difensore concentrato che uno bravo. Fisicamente poi i coreani sono delle macchine, vengono cresciuti con una concezione fisica pazzesca. Di Kim già in Cina se ne parlava fortemente, il nome girava già da un po’. Maradona? Ho avuto il piacere di conoscerlo per un paio di ore, mi sono bastate. Ma dai tanti racconti che sento è come se l’avessi conosciuto molto prima”.

Infinte Cannavaro ha parlato anche del suo famoso gol alla Juventus e dell’ex tecnico azzurro Walter Mazzarri: “Il mio gol alla Juve? Io ero appena arrivato a Napoli, la Juve era stata retrocessa. La partita fu tiratissima, prendemmo gol quasi alla fine da Del Piero, guardai le tribune e mi dicevo che non potevo andarmene via prima. Dissi a Domizzi che io andavo avanti e che si doveva arrangiare lui dietro. Mi sono ritrovato a fare un gesto tecnico che provavo sin da bambino. Nel calcio moderno gli avversari sanno tutto di te, quindi sono preparati. Nel Napoli provavamo sempre la diversità, l’inganno all’avversario negli schemi da piazzato, spesso Dzemaili segnava punizioni così. Magari facevamo dei gesti che poi cambiavamo a ogni partita, bisognava trovare dei piccoli trucchetti come piccolo vantaggio. Chelsea? Lì trovammo un ambiente molto caldo, c’era partecipazione, si sentiva di dover fare un’impresa. Ci andammo vicino, poi loro vinsero la Champions. Mazzarri? Con lui fu amore a prima vista. Eravamo dei bravi giocatori, grazie al nostro gruppo diventammo grandi. Il mister per me è stato fondamentale, l’ho incontrato nel momento più importante di ogni calciatore, verso i 26/27 anni. Scudetto? Il percorso di crescita della società è evidente, in quegli anni lì con poco ci siamo giocati tanto. Poi dopo abbiamo preso giocatori dal Real Madrid e non era cosa da poco. Ci siamo trovati a smantellare ma poi, nel momento inatteso, è venuta fuori una magia. In parte rivedo la squadra di Mazzarri ma forse c’è più spensieratezza e leggerezza, sia da parte dell’ambiente che della squadra. Ora c’è un mix perfetto per questi risultati. Io ho preso quella scia del calcio che ora si è un po’ persa, le cose sono cambiate”.

 

DICHIARAZIONI / LUCIANO CASTELLINI

“Io come Sepp Maier? Lui era più forte di me. Usava dei guanti particolari, me ne feci portare 20 paia, ne regalai uno a Zoff. Adesso tutte le squadre hanno il pallone della Serie A, prima ognuna aveva i suoi palloni personali. Mi prendevo una ventina di palloni da tutte le squadre e quando giocavamo fuori casa mi allenavo con quelli. Il ruolo del portiere è cambiato? Prima si sceglieva di fare il portiere, adesso magari lo scelgono gli altri per te. Ma fare il portiere è come fare il prete, è una vocazione. Ora è difficile plasmare totalmente un portiere, l’istinto però alla fine prevale sempre. Meret l’ho allenato come fatto con Taglialatela e Di Fusco, aveva paura quasi a esprimersi e a parlare. La sua reazione psicologica quest’anno? Non è facile fare il portiere a Napoli, ti devono battezzare. Non è giusto avere un’alternativa: devono esserci un titolare e una riserva. La concorrenza a Napoli fa solo danni, di fatto Meret è migliorato quando è stato sicuro del posto. A Torino io giocavo spesso con i piedi e addirittura mi davano le multe! Ma ora abbiamo visto che portieri come Alisson e Courtois hanno fatto papere così in Champions. Nelle gare importanti la palla lunga è sempre meglio. Il calcio in realtà non è cambiato di molto, è cambiato soltanto il linguaggio”, queste le parole dell’ex portiere azzurro Luciano Castellini alla trasmissione Legends – Ci vediamo a Napoli, produzione di Nexting, in onda su Napflix e Canale 8 ogni giovedì alle ore 21:00.

“Krol? Lo sento spesso. Io parlavo poco l’inglese, gli ho insegnato l’italiano. A volte sbagliava le parole, per esempio per dire ‘fuori’ diceva ‘fiori’! Ma è stato un grande, ha cambiato la mentalità. Spesso non ci accordavamo sulla marca e sul gonfiore del pallone, a volte glielo rigonfiavo di nascosto e lui era convinto che vincessimo grazie al fatto che era sgonfio. Campioni nel Napoli attuale? Sono tantissimi, c’è qualità. Hanno degli attaccanti che fanno bene a prescindere da chi giochi, basta pensare che le riserve sono Simeone e Raspadori”, ha spiegato Castellini sempre durante Legends – Ci vediamo a Napoli.

“Premier League? I giocatori guardano più ai soldi che all’attaccamento alla maglia. Noi avevamo un gruppo buonissimo, queste sono le cose che restano. Io penso che questi giocatori di oggi quando vanno in vacanza già dimenticano tutto, dobbiamo convincerci che non saranno mai come noi, non hanno i nostri stessi sentimenti. A Torino io ho vinto 13 partite su 15-16 contro la Juventus, quando giocavo prima del derby non dormivo, se qualcuno rideva prima della partita per me era assurdo. A chi potevo accostarmi come portiere? Preud’homme è stato un grande portiere, anche Fillol era lungimirante”, ha concluso.

 

DICHIARAZIONI / RAFFAELE DI FUSCO

“Paolo Cannavaro era già un leader nel settore giovanile, non si è mai proposto lui ma lo hanno di fatto eletto gli altri. Concorrenza tra portieri? I fatti dimostrano che il ruolo del portiere va gestito con un titolare e una riserva. L’alternanza Ospina-Meret ha fatto rendere entrambi non al massimo. Fino a qualche anno gli unici club che proponevano quest’alternanza erano il Napoli con Gattuso e il PSG, infatti ha fatto male anche a Donnarumma e Navas”, queste le dichiarazioni di Raffaele Di Fusco alla trasmissione Legends – Ci vediamo a Napoli, produzione di Nexting, in onda su Napflix e Canale 8 ogni giovedì alle ore 21:00.

Sempre a proposito di portieri, Di Fusco afferma: “Castellini? Ai suoi tempi lui si doveva confrontare con Zoff e Albertosi che erano grandissimi portieri ma il giaguaro è stato uno dei migliori, dei più forti”.

 

DICHIARAZIONI / ALESSANDRO RENICA

“Io come Krol? Mi inchino davanti a lui. Stiamo parlando del libero più forte dell’epoca, parliamo davvero di un giocatore pazzesco. Sfida dei rigori con Maradona? Una volta finimmo l’allenamento e ci sfidammo, anche perché lui era il primo rigorista e il secondo per gerarchia: iniziammo alle 11:30 e finimmo alle 13:00. I primi rigori andarono tutti dentro, poi Taglialatela iniziò a parere. Si proseguì a oltranza ma alla fine vinsi io!”, queste le dichiarazioni di Alessandro Renica alla trasmissione Legends – Ci vediamo a Napoli, produzione di Nexting, in onda su Napflix e Canale 8 ogni giovedì alle ore 21:00.

Renica ha poi parlato di due gol importantissimi nella storia del Napoli contro la Juventus: “Paolo Cannavaro fece un gol bellissimo e importantissimo contro la Juve in Coppa Italia per il 3-3, poi segnò anche il rigore iniziale nella serie e alla fine il Napoli vinse. La circostanza del gol alla Juventus ovviamente ci accomuna: grazie al mio gol andammo in semifinale di Coppa UEFA. Peraltro stavamo per andare ai rigori e Diego, che era il primo rigorista, era stato sostituito. Anche sulle punizioni Diego era il primo e io potevo essere il secondo della gerarchia ma quando andavamo sulla palla dipendeva dalla distanza, da lontano lui faceva tirare me. Io ogni tanto però ci provavo a prendermi le punizioni da media distanza, lui mi guardava e diceva che avrebbe comunque tirato lui! L’ambiente azzurro? Le proteste e il malcontento hanno tolto un po’ di pressione al Napoli attuale”.

DICHIARAZIONI / PINO TAGLIALATELA

“Meret? Ho sempre detto (e non sono il solo) che questo ragazzo ha un talento eccezionale, aveva soltanto bisogno di tranquillità e serenità, ha dimostrato anche una grande personalità. Tutto quello che sta ottenendo è meritato perché è un grande portiere. Rigori? Noi facevamo un lavoro formidabile. Avevamo scatoloni di videocassette e una giornata la dedicavamo a vedere come calciavano i rigori i calciatori che affrontavamo in partita. Così, per esempio, ho capito come pararli a un giocatore come Signori. Per affinare la tecnica in allenamento con Castellini lui bagnava pallone e guanti con il sapone. Adesso si blocca di meno il pallone perché i portieri di oggi hanno meno tecnica. Gioco dei portieri con i piedi? Meret quando sbagliò con l’Empoli lo disintegrarono, a Ospina con la Lazio non avvenne lo stesso. Gli allenatori che dicono ai portieri che devono giocare per forza con i piedi forse hanno bisogno di uno psicologo”, queste le parole di Pino Taglialatela durante la trasmissione Legends – Ci vediamo a Napoli, produzione cura Nexting, in onda su Napflix e Canale 8 ogni giovedì alle ore 21:00.

Sempre durante Legends – Ci vediamo a Napoli, Taglialatela ha parlato di Kim e ha raccontato un aneddoto molto divertente: “Dopo Koulibaly è arrivato Kim, quando l’ho visto camminare mi sono chiesto se davvero giocasse a calcio, sembrava un cameriere. Invece è un fenomeno, con un difensore così un portiere dorme sogni tranquilli. Quando giocavo con Ferrara e Fabio Cannavaro loro arrivavano sempre prima, io potevo anche stare appoggiato al palo. Ogni volta dopo gli allenamenti Maradona si fermava per i rigori, con lui anche Giordano e lo stesso Renica. Una volta si sfidarono Renica e Maradona, Diego addirittura mi dava suggerimenti su dove calciare perché voleva farmi allenare bene e calciare anche lui meglio. La sfida la vinsi io perché, per l’appunto, sapevo dove avrebbe tirato Diego a un certo punto. Lui aveva un debole per me e mi perdonò ma con un altro non sapevo come poteva finire. A Maradona io devo il primo contratto vero, peraltro. Eravamo a tavola e mi chiese quanto guadagnassi, appena saputo che la cifra era bassa chiamò Moggi arrabbiatissimo al telefono e gli disse di aumentarmi l’ingaggio. Il giorno dopo giocammo contro il Parma, vincemmo 4-2. Poi facemmo allenamento il giorno successivo, Carmando mi disse che Moggi mi aspettava. Io avevo paura ma mi presentò il nuovo contratto, con ingaggio triplicato per tutti i tre anni successivi”.

“Mazzarri fu il mio allenatore dei portieri per un certo periodo ma fu un’esperienza orribile. Castellini a Napoli fu sempre premiato come miglior portiere del campionato, per 4 anni consecutivi. Contro la Fiorentina ricordo che fece una parata alzandosi 2 metri da terra, c’era l’immagine dalla porta di Galli che inquadrava il campo, Galli si girò e applaudì chiedendosi come avesse fatto”, ha concluso.

IL PROGRAMMA

“Legends – Ci vediamo a Napoli”

Una produzione Nexting

Da un’idea di Antonio Palmieri e Rossana Russo

Produzione esecutiva Sud comunicazioni

Ospiti in studio della terza puntata: Antonio Careca,  Giuseppe Bruscolotti,  Raffaele Di Fusco;  in collegamento video: Francesco Romano

Conducono: Jolanda De Rienzo e Alessandro Renica

Anteprima “Da Giuseppe a Bruscolotti” (intervista di Rossana Russo)

In onda tutti i giovedì ore 21 su Napflix (numero 116 del telecomando) e Canale 8 (numero 14 del telecomando)

 

 

 

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