Record di astensioni alle elezioni comunali. Cosa è successo?

di Francesco Caputi

Astensionismo record alle elezioni comunali del 2021: a votare è stato solo il 54,69% degli aventi diritto. La bassa partecipazione alle amministrative di quest’anno supera quella del 2017, quando a recarsi alle urne fu il 60,7% degli aventi diritto.

Ad essersi astenuti, nelle città, soprattutto gli abitanti delle periferie. Questi quartieri, qualche anno fa, erano stati dei serbatoi di voti per il Movimento 5 Stelle. “Che l’astensionismo fosse un rischio era prevedibile, ma così alto non me l’aspettavo”, ha affermato Cristopher Cepernich, sociologo dei fenomeni politici all’Università di Torino. “Si vota meno perché non si trova una rappresentanza in cui avere fiducia e questo è ancora più vero nelle periferie”. “A votare – ha proseguito Cepernich – sono i quartieri benestanti, mentre le periferie hanno disertato le urne”. “Se dopo il 2013 avevano trovato una rappresentanza nel Movimento 5 Stelle, questa volta non è più stato così e gli elettori hanno preferito non votare”.

In effetti, il Movimento 5 Stelle nacque come movimento anti-establishment, “populista”, a favore della democrazia diretta. La sua recente trasformazione in una “forza europeista, moderata e liberale”, come affermato da Di Maio in un’intervista a la Repubblica, sarebbe così apparsa ai suoi vecchi elettori delle periferie come un tradimento dei suoi valori originari.

Le possibili cause

Varie possono essere le cause di questo astensionismo. Secondo il politologo, sociologo e storico Marco Revelli, intervistato dal quotidiano online Vita, “siamo di fronte ad una crisi sul versante dell’offerta. La politica offre un prodotto scadente”. La crisi riguarderebbe sia il centro-destra che il centro-sinistra: “Per quanto riguarda il centrodestra – ha affermato Revelli – area che comprende larghe parti anche dei 5 Stelle, c’è un’evidente crisi di personale politico. Hanno un’abbondanza di figure scarsamente presentabili, credibili e qualificate”. Quanto al centro-sinistra, secondo Revelli, il problema sarebbe “un professionismo politico che non scalda il cuore a nessuno. Professionisti delle procedure con idee generiche e banali e con una capacità di comunicazione, con il proprio ‘popolo’, inesistente”. “Tutto si riduce alla scelta tra degli incompetenti, poco dotati anche dal punto di vista comunicativo, e dei competenti frigidi”, ha aggiunto.

Ma l’astensionismo e il disinteresse degli italiani verso la politica non è una novità di quest’anno. Anzi, si potrebbe dire che è un fenomeno in continua crescita. Secondo dati dell’Istat del 2019, “oltre un quarto delle persone di 14 anni e più (27,6%) non si informa di politica attraverso le fonti tradizionali né attraverso il web”. Fra le varie motivazioni di questa indifferenza il semplice disinteresse (64,9%), sfiducia nella politica (25,5%), perché si considera la politica un argomento troppo complicato (10%), perché non si ha tempo per seguire la politica (7%). Il disinteresse verso la politica è molto alto fra i giovani fino ai 24 anni (70%). Notevole la differenza di percentuale dei disinteressati alla politica fra il Mezzogiorno (36%), il Centro (25,6%), e il Nord (22%).

Non solo l’Italia

La sfiducia verso la politica e l’astensionismo non sono un fenomeno che riguarda solo l’Italia, ma un po’ tutte le democrazie occidentali: movimenti anti-sistema e populisti, sintomo di questa sfiducia, sono comparsi in tutto l’Occidente, e anche in Francia si è registrato negli ultimi anni un forte astensionismo, in particolare alle presidenziali del 2017 (astensionismo da record, mai registrato dal 1958) e alle amministrative di giugno 2021 (65% di astensioni), segno, secondo il politologo Yves Sintomer, di una “crisi strutturale della politica e diffidenza generalizzata verso partiti e classe politica”. Il fenomeno, anche in Francia, riguarda soprattutto i giovani: secondo l’Institut français d’opinion publique, tra i ragazzi di età inferiore ai 35 anni, solo il 19% si è dimostrato interessato alle amministrative di quest’anno.

Dati sconfortanti. Ma non possiamo ridurre tutto alla “sfiducia nei confronti della politica”.

Informarsi, seguire la politica e votare sono non solo un diritto, ma anche un dovere di ogni cittadino degno di essere chiamato tale. Se si è sfiduciati verso la politica, ci si informa e si propongono cambiamenti. L’astensionismo, seguito dal silenzio o da vaghi lamenti verso “la casta”, è anche segno di pigrizia, passività verso la politica e scarso senso civico. Tutto ciò deve invitarci a riflettere sullo stato attuale della politica, della società e dell’attuale livello culturale in Occidente.

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