CITTA’ FRAGILE – Lungomare di Napoli, il crollo dell’Arco Borbonico è solo il primo segnale dell’incuria. Serve manutenzione per scongiurare altri danni

a cura di Massimo Pollice

Ingegnere esperto di Ambiente ed Infrastrutture

Era il 29 dicembre dello scorso anno, il giorno della mareggiata che ha causato enormi danni al lungomare della città di Napoli, causando notevoli dissesti anche ai locali di via Partenope a Napoli, già duramente provati dalle chiusure necessarie a causa della pandemia Covid–19. Pochi giorni dopo crolla il già malandato Arco Borbonico all’altezza della colonna spezzata (da tempo immemorabile puntellato ed in attesa di recupero e restauro).

In ingegneria marittima e costiera è possibile, sulla base delle serie storiche di mareggiate eseguire la previsione delle onde di progetto di tutte le opere marittime e di difesa costiera,  iniziativa necessaria in quanto le opere di difesa della città sono state progettate in epoca ormai remota, non portando in conto i dati ondametrici degli ultimi anni.

L’evoluzione climatica è quindi corresponsabile insieme alla mancanza di manutenzione delle opere costiere dei danni verificatisi sulle coste di tutto il Paese.

Da ingegnere per esperienza, avendo  progettato opere marittime anche di rilievo,  ad esempio le difese per il piede dell’arco naturale di Palinuro, bene protetto dall’UNESCO, ho potuto rilevare come i dati ondametrici e climatici degli ultimi anni hanno profondamente modificato la natura delle opere a costruirsi.

Analogamente lo stesso lavoro dovrebbe essere eseguito sulle opere esistenti, costruite per affrontare mareggiate statisticamente meno gravose delle attuali.

Tale grande lavoro dovrebbe partire dalla rielaborazione dei dati delle onde di progetto, dati a disposizione e raccolti dal RON, per proseguire con le analisi di stabilità delle opere esistenti e con la previsione dei danni possibili in caso della mareggiata (utilizzando ad esempio le norme tecniche UK, in quanto le norme italiane sono molto carenti in merito).

Tale analisi va eseguita per tutte le direzioni di provenienza del moto ondoso, e soprattutto per le direzioni di provenienza della mareggiata del 29 Dicembre 2020 tradizionalmente le più gravose per le opere marittime le cosiddette libecciate.

Avendo lavorato nel campo mi trovo spesso a discutere della questione con acclarati esperti della materia con i quali ho studiato e lavorato in passato. Ho interpellato in merito Mariano Buccino, professore di ingegneria marittima e costiera presso l’Università  Federico II di Napoli.

Mariano (ci conosciamo ed abbiamo collaborato per oltre 20 anni) secondo la tua opinione occorrerebbe verificare le opere marittime della nostra città e ove necessario intervenire con interventi per salvaguardare la sicurezza di cose e persone?”

“Assolutamente si. Il monitoraggio sistematico degli interventi così come il loro adeguamento alle variazioni climatiche è una condizione irrinunciabile per la salvaguardia delle persone, innanzitutto, e anche per la tutela del nostro patrimonio architettonico ed urbanistico. Insomma per la difesa della città nel suo complesso”.

Da cittadini attendiamo quindi fiduciosi che le autorità preposte a tali compiti (Autorità Portuale, Comune e Città Metropolitana) facciano la loro parte presto con studi ed interventi, al fine di evitare per il futuro nuovi danni e rischi per i cittadini di questa ormai martoriata città che sempre di più definisco personalmente “città fragile”.

 

 

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