Mario Draghi attacca i Paesi del nord e l’UE: “Abbiamo perso tempo, ora siamo sull’orlo della recessione”

Il presidente del Consiglio Mario Draghi, durante il penultimo vertice UE ieri al Castello di Praga, ha attaccato duramente l’Unione Europea e i Paesi del nord. “Stiamo discutendo di gas da sette mesi. Abbiamo speso decine di miliardi dei contribuenti europei, serviti a foraggiare la guerra di Mosca e non abbiamo ancora risolto nulla. Se non avessimo perso così tanto tempo ora non ci troveremmo sull’orlo della recessione”, ha detto Draghi, rivolgendosi soprattutto a Ursula von der Leyen, Olaf Scholz e Mark Rutte.

L’irritazione del premier italiano è forte soprattutto nei confronti di Scholz, che la settimana scorsa ha deciso di destinare duecento miliardi di euro del bilancio nazionale alla crisi del gas, per combattere il caro-energia a favore delle imprese e delle famiglie tedesche. Inoltre, la Germania, insieme a Belgio, Lussemburgo, Austria e Paesi Bassi, continua ad opporsi al tetto sul prezzo del gas, proposto da Italia, Francia, Spagna e da altri dodici paesi europei.

L’UE si mostra divisa: da una parte i Paesi del nord, preoccupati per le forniture di gas russo, dalle quali dipendono fortemente, dall’altro la Francia e i Paesi mediterranei. Questi ultimi possono contare su altre fonti di approvvigionamento e la prima sul nucleare.

Secondo quanto si legge su un articolo de La Stampa a firma di Alessandro Barbera, uno dei presenti al vertice avrebbe affermato di non aver mai visto Draghi “così duro”.

“Cosa dovrebbe fare adesso Giorgia Meloni?”, ha aggiunto Draghi. Il governo italiano attuale, infatti, ha speso 60 miliardi in aiuti. Ora non vi è spazio per altro deficit.

La minaccia russa

Draghi ha inoltre affermato che questa divisione interna all’UE avvantaggia la Russia. “La propaganda russa è diventata più aggressiva e piena di menzogne”, ha detto. Putin, ha proseguito il presidente del Consiglio, “sta scientemente mettendo in difficoltà l’Europa sul gas per alimentare tensioni sociali, costruire consenso e spaccare l’Unione”. Se, infatti, arriverà la recessione, la colpa verrà data all’Unione Europea.

Una risposta comune alla crisi in UE vorrebbe dire, per esempio, disporre di fondi comuni. L’Italia, insieme ad altri Paesi, non ha più spazio fiscale. L’unica soluzione sarebbe infatti fare più debito, decisione che non verrebbe accettata proprio dai Paesi del nord.

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