Voto di scambio e clan: 18 arresti della Dia nel Napoletano

 

Maxi operazione della DIA di Napoli. In manette il sindaco di Melito e altre 15 persone, otre  a 2 finite ai domiciliari.

I reati contestati sono di: scambio elettorale politico  mafioso, attentati ai diritti politici del cittadino, associazione di tipo mafioso, corruzione, concorso  esterno in associazione mafiosa, tentata estorsione.  

La misura cautelare è stata emessa nei confronti, tra gli altri, del Sindaco del Comune di Melito di  Napoli, del Presidente del Consiglio comunale e di altri due consiglieri comunali, del coordinatore  per Melito dell’azienda incaricata del servizio di igiene urbana, padre di un consigliere comunale già  candidato sindaco alle elezioni dell’ottobre 2021.  

Il provvedimento è frutto delle indagini svolte dalla DIA di Napoli e coordinate dalla D.D.A a partire  dalle notizie inizialmente acquisite sull’interesse della criminalità organizzata ad ingerirsi nelle  elezioni del Sindaco e per il rinnovo del Consiglio Comunale di Melito di Napoli.  

Accordo politico-mafioso

Il Gip ha ritenuto che, allo stato, dalle indagini siano emersi gravi indizi sull’esistenza di un accordo  già per il primo turno di votazioni, svoltosi il 3 e 4 ottobre 2021, tra esponenti della criminalità  organizzata operante in quel territorio – clan Amato Pagano – ed alcuni rappresentanti della  coalizione a sostegno del candidato sindaco Marrone Nunzio (quest’ultimo non indagato) che  avrebbero accettato la promessa, da parte dei referenti dell’organizzazione criminale, di procurare  alla coalizione ed allo stesso candidato sindaco i voti degli appartenenti al clan, dei soggetti ad esso  legati e dei residenti del rione popolare destinatari di pressioni ed intimidazioni, in cambio  dell’erogazione di somme di danaro e di altre utilità nonché della disponibilità a soddisfare gli  interessi o le esigenze dell’associazione camorristica, avvalendosi della forza di intimidazione del  vincolo associativo e della conseguente condizione di assoggettamento omertoso derivante  dall’organizzazione camorristica denominata clan Amato Pagano, anche attraverso l’individuazione  di candidati alla carica di consigliere comunale di riferimento del clan.

Candidata intimidita

In questa fase sarebbe stato  persino impedito l’esercizio dei diritti politici di una candidata al consiglio comunale costretta, con  gravi minacce, quali l’allontanamento dall’abitazione o la chiusura dell’esercizio commerciale, a  svolgere campagna elettorale non per sé ma per un candidato dell’opposta coalizione gradito al clan.  

Somme di denaro e posti di lavoro in cambio del voto

Dalle indagini sono emersi gravi indizi sulla circostanza che i rappresentanti della coalizione a  sostegno di Mottola, in vista del ballottaggio, riprendevano l’ipotesi di concordare con gli esponenti  del clan il sostegno al proprio candidato; già al primo turno, infatti, era stato rilevato il progetto anche  da parte di costoro di richiedere sostegno al clan; tale progetto era stato accantonato in ragione della  verificata conclusione di un accordo a favore della coalizione avversa guidata da Marrone Nunzio.  Esponenti della coalizione a sostegno di Mottola, quindi, accettavano la promessa, da parte del  referente del clan Amato Pagano (successivamente deceduto il 23 gennaio scorso in seguito ad un  agguato di stampo camorristico), di procurare, per il ballottaggio, avvalendosi della forza di  intimidazione del vincolo associativo, i voti degli appartenenti al clan, dei soggetti ad essi legati e dei  residenti del rione popolare destinatari di pressioni ed intimidazioni, in cambio dell’erogazione a 

ciascuno di loro di somme di danaro ed altre utilità tra le quali la collocazione o la promessa di posti  di lavoro.  

Nel corso delle indagini sono, altresì, emersi episodi di compravendita di voti di consiglieri comunali  in occasione delle elezioni (di secondo livello) per gli organi della Città metropolitana svoltesi il 13  marzo 2022.  

Sono stati, inoltre, individuati gravi indizi su alcuni episodi estorsivi posti in essere dagli affiliati al  clan.  

Il provvedimento eseguito è una misura disposta in sede di indagini preliminari, avverso cui sono  ammessi mezzi di impugnazione, e i destinatari di essa sono persone sottoposte alle indagini e, quindi,  presunte innocenti fino a sentenza definitiva.  

Gli arresti

custodia cautelare in carcere:  

  1. CHIARIELLO Salvatore, nato a Napoli il 07.08.1972; 
  2. CICCARELLI Rosario, nato a Napoli il 10.09.1982;  
  3. CUOZZO Antonio, nato a Villaricca (NA) il 16.06.1997.;  
  4. DE LUCA Luciano, nato a Napoli il 09.10.1991;  
  5. DE STEFANO Antonio, nato a Napoli il 14.06.1997; 
  6. DELLA GAGGIA Francesco, nato a Napoli il 03.04.1980;  
  7. MARRONE Rocco, nato ad Aversa (CE) il 17.06.1984;  
  8. MARRONE Vincenzo, nato a Melito di Napoli (NA) il 16.11.1965;  
  9. MARTINELLI Rosario, nato a Napoli il 14.10.1982;  
  10. MOTTOLA Luciano, nato a Napoli il 25.07.1984;  
  11. NAPOLETANO Edoardo, nato a Napoli il 04.12.1978;  
  12. ROSTAN Emilio, nato a Melito di Napoli (NA) il 20.02.1947;  
  13. RUGGIERO Luigi, nato a Mugnano di Napoli (NA) il 21.01.1986;  
  14. SIVIERO Francesco, nato a Napoli il 19.04.1987; 
  15. SIVIERO Giuseppe, nato a Napoli il 05.09.1988; 
  16. TUTINO Luigi, nato a Napoli il 12.12.1984; 

custodia cautelare agli arresti domiciliari:  

  1. ASCIONE Marco, nato a Giugliano in Campania (NA) il 21.02.1963; 
  2. GRANDE Massimiliano, nato a Melito di Napoli (NA) il 26.06.1972. 

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