L’UE cerca di ridurre la dipendenza dal gas russo, ma secondo gli analisti il Gnl americano non basterà

di Francesco Caputi

 

Non calano le tensioni fra la Russia e gli Stati Uniti sulla questione ucraina. Il presidente americano Joe Biden, ieri, venerdì, ha minacciato di inviare truppe in Europa dell’Est. Al momento, 8.500 soldati statunitensi sono in attesa di un possibile schieramento in Europa.

“Sposterò a breve truppe in Europa dell’Est e nei Paesi NATO”, ha detto Biden ai giornalisti, mentre tornava a Washington da Philadelphia, dove aveva tenuto un comizio.

Intanto, per l’Europa, molto dipendente dal gas russo, la situazione si fa complicata. Se verranno approvate sanzioni a seguito di un’eventuale invasione dell’Ucraina, l’UE rimarrà priva delle forniture di gas di Mosca.

Al momento, l’UE sta tentando di sostituire le forniture russe con il gas liquefatto proveniente dagli Stati Uniti, trasportato su navi. Secondo i dati di Bloomberg, attualmente 10 navi metaniere americane sono già in viaggio verso l’Europa. Insieme trasportano 1,6 milioni di metri cubi di Gnlr.

Tuttavia, secondo alcuni analisti, il gas americano non potrà sostituire quello russo. “Nessuno di noi si può sognare che il gas spot, in forma di Gnl, possa sostituire il fatto che finché non faremo nuove infrastrutture, il nostro maggior rifornitore sarà sempre la Russia”, afferma Massimo Nicolazzi, docente di Economia delle risorse energetiche all’università di Torino. “Il contratto spot – aggiunge – contiene spesso una clausola di cambio di destinazione che consente al venditore di cambiare idea in mezzo al mare e girare la prua. La nave va dove conviene di più, magari tra una settimana il prezzo è più alto in Asia e torna lì come fa di solito. E questo accade perché il Gnl americano è in mano saldamente ai privati, che vanno dove li porta il portafoglio”.

Inoltre, secondo Davide Tabarelli, presidente di Nomisma Energia, i costi di produzione del gas americano sono molto più alti rispetto a quelli del gas russo. “I costi di produzione in Russia sono più bassi di almeno 1/3 – spiega – E’ assurdo pensare che si scelga di affidare il sistema energetico europeo a importazioni così lontane, con costi di trasporto elevatissimi, tenendo in considerazione anche il dispendio di energia e le perdite di metano”. Infine, il Gnl americano non riuscirà mai a sostituire i grandi volumi di gas provenienti dalla Russia. Il gas americano potrà quindi essere una soluzione temporanea, ma non quella definitiva.

Le soluzioni possibili

Secondo il think-thank Bruegel a rendere difficile la sostituzione del gas russo col Gnl vi sarebbe anche il numero di navi necessarie per portare le scorte in Europa. Le uniche soluzioni possibili, secondo Bruegel, se si volesse davvero porre fine alla dipendenza dell’UE dal gas russo, potrebbero essere le centrali a carbone (che però aumenterebbero le emissioni di CO2) e quelle nucleari. Tuttavia, non si tratta di soluzioni facili, perché le problematiche che sorgerebbero sarebbero in questo caso di carattere politico. In Germania, per esempio, il nucleare incontrerebbe la forte opposizione dei Verdi. Il Paese che infatti soffrirebbe di meno a seguito di una riduzione di importazione di gas sarebbe la Francia, grazie alla sua dipendenza dall’energia nucleare. Al contrario, quello che soffrirebbe di più è la Germania che, secondo i dati del sito web tedesco Statistica, importa il 49% del gas russo. La Francia, invece, solamente il 24%.

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