Roma, manifestanti imbrattano statua e cambiano nome a una via: “Simboli del colonialismo”

di Francesco Caputi

 

Dopo le statue di Cristoforo Colombo, di Winston Churchill e di Indro Montanelli, la furia dei manifestanti antirazzisti si scatena contro il busto di Antonio Baldissera, generale a capo delle truppe italiane in Eritrea e governatore della colonia italiana nel 1896. Il raid è stato rivendicato su Facebook dagli attivisti della “Rete Restiamo Umani”. “Iniziamo ora a smantellare i simboli del colonialismo nella Capitale”, scrivono gli attivisti. “Nessuna ‘contestualizzazione storica’ dell’operato di questi uomini, assassini e violentatori, deve distrarre e far venir meno il rifiuto convinto per quegli avvenimenti che hanno inquinato la nostra società, perché è su di essi che è stato costruito un mondo iniquo e violento in cui il valore della vita si misura in base al colore della pelle”, proseguono.

Via dell’Amba Aradam cambia nome

L’azione degli attivisti non si è fermata al busto di Baldissera. Hanno infatti deciso di cambiare anche il nome a una via, chiamata via dell’Amba Aradam, dove verrà aperta una fermata della metro C con lo stesso nome. Amba Aradam è il nome della battaglia del 1936 fra le truppe italiane e le truppe etiopi. La battaglia si concluse con un massacro: 20.000 uomini furono uccisi dagli italiani con gas chimici. “Oggi – scrivono gli attivisti – cambiamo nome a via dell’Amba Aradam e a largo dell’Amba Aradam e li intitoliamo a George Floyd e a Bilal Ben Messaud, morto a Porto Empedocle il 20 maggio 2020 mentre cercava di raggiungere terra, fuggendo dal confinamento forzato in nave”. “Esigiamo che la nuova stazione della metro C NON sia dedicata alla battaglia dell’Amba Aradam, ma ricordi al contrario le vittime del razzismo, come George e Bilal”, concludono.

Chi era Antonio Baldissera

Antonio Baldissera nacque a Padova nel 1838. Rimasto presto orfano di padre, fu inviato dalla madre a Udine, dove studiò nelle scuole primarie grazie all’Arcivescovo Zaccaria Bricito. L’arcivescovo lo raccomandò all’imperatrice d’Austria Maria Anna, grazie alla quale Baldissera entrò ad 11 anni nella prestigiosa accademia militare di Wiener Neustadt. Baldissera divenne ufficiale nel 1857. Nel 1866, col grado di capitano di seconda classe, partecipò alla campagna del 1866 in Italia, durante la quale i patrioti veneti lo invitarono ad abbandonare l’esercito austriaco. Baldissera rifiutò, perché si considerava grato e fedele alla casa imperiale. Quando il Veneto fu ceduto all’Italia, e quindi Baldissera venne esentato dal giuramento di fedeltà all’imperatore, passò all’esercito italiano, dove fu ammirato per il suo rigore, la sua professionalità e le sue doti morali e intellettuali.

Dopo aver comandato col grado di Colonnello il 7° reggimento bersaglieri nel 1886, partì da Napoli per l’Eritrea nel 1887, dove subentrò a Di San Marzano coi gradi di generale di brigata ed ottenne l’incarico di riorganizzare la colonia. All’indomani della sconfitta di Adua, nel 1896, Baldissera divenne governatore dell’Eritrea italiana. Nel 1904 fu nominato senatore del Regno. Morì nel 1917.

La battaglia di Amba Aradam

La battaglia di Amba Aradam fu un conflitto armato avvenuto nel febbraio del 1936 durante la guerra d’Etiopia. A scontrarsi furono le forze italiane (Regio Esercito e camicie nere) al comando del maresciallo Pietro Badoglio e le forze etiopi del ras Mulugeta Yeggazu. Durante la battaglia, le truppe italiane usarono massicciamente gas venefici. Al termine della battaglia, le camicie nere del Duca di Pistoia piantarono per prime il Tricolore sulla cima dell’Amba Aradam. Morirono 36 ufficiali, 621 nazionali e 143 indigeni da parte italiana. Da parte etiope morirono 20.000 uomini.

 

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