Inchiesta Consip, Riesame respinge istanza di Romeo che resta in carcere

Il tribunale del Riesame ha respinto l’istanza di scarcerazione e la corte d’Appello ha detto “no” alla ricusazione del gip Gaspare Sturzo chiesta dai legali della Romeo Gestioni. Alfredo Romeo, l’imprenditore napoletano  arrestato il primo marzo scorso per corruzione nell’ambito dell’indagine sugli appalti in Consip, la centrale d’acquisto della pubblica amministrazione, dovra’ quindi restare detenuto nel carcere di Regina Coeli.

 

I giudici della Liberta’ hanno sciolto la riserva dopo l’udienza svolta mercoledi’ confermando che l’imprenditore deve restare nel carcere di Regina Coeli. I difensori annunciano, pero’, che impugneranno la decisione presso la Cassazione appena il Riesame depositera’ le motivazioni della decisione.

L’inchiesta Consip,  stralciata dal filone principale condotto dalla procura napoletana dia pm Henry John Woodcock e Celeste Carrano, condotta da carabinieri e guardia di finanza e finita sul tavolod elal Procura romana,  vede Romeo  accusato di corruzione per aver versato a piu’ riprese 100 mila euro a Marco Gasparri, dirigente della Consip, per utilizzarne le funzioni anche alla luce del mega-appalto europeo FM4 da 2,7 miliardi di euro, ancora in corso.

Ad inguaiare l’imprenditore intercettazioni ambientali, telefoniche, sequestri e perquisizioni, come quelle compiute nei confronti dell’ex parlamentare di An e del Pdl Italo Bocchino, consulente di Romeo, e di Carlo Russo, imprenditore farmaceutico di Scandicci, amico di Tiziano Renzi, padre dell’ex premier, tutti indagati per traffico di influenze.

Nell’istanza al Riesame gli avvocati di Romeo puntavano sulla inutilizzabilità’ delle prove, inattendibilità’ della confessione di Gasparri e competenza territoriale.

Le prove inutilizzabili, in particolare, sono quelle delle intercettazioni tra Romeo e Gasparri dove “non si parla mai di soldi” e per le modalita’ di acquisizione di “pizzini” che “una consulenza grafologica esclude siano stati scritti da Romeo”.

Una posizione diametralmente opposta a quella dell’accusa secondo cui, invece, “i pizzini”, e in particolare quello con su scritto T (per chi indaga Tiziano Renzi), erano stati vergati da Romeo nel corso di alcuni incontri nei suoi uffici romani. Sempre oggi la Corte d’Appello di Roma ha respinto l’istanza di ricusazione avanzata dai difensori della Romeo Gestioni nei confronti del gip Gaspare Sturzo chiamato a decidere sulla richiesta di interdizione avanzata dalla Procura.

I legali della societa’ nella udienza del 23 marzo scorso avevano annunciato ai giudici il deposito dell’atto in appello perche’, a loro dire, Sturzo si troverebbe in una condizione di incompatibilita’ per aver gia’ deciso sull’arresto di Romeo, avendo firmato l’ordinanza di custodia cautelare e avendo egli rigettato l’istanza di scarcerazione presentata dai difensori dell’ imprenditore in sede di interrogatorio di garanzia.

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