Rifiutava il cibo, morto nel carcere di Secondigliano dopo due mesi di coma

“Il detenuto è in imminente pericolo di vita”. Questo attestava la certificazione dei sanitari che corredava l’ultima istanza di scarcerazione per Stefano Crescenzi datata 19 gennaio. L’uomo, 36 anni, romano, condannato in primo grado a 23 anni per l’omicidio di Giuseppe Cordaro, avvenuto a Roma nel marzo del 2013, era rinchiuso nel carcere di Secondigliano.

Nell’istanza si chiedeva di “adottare urgentemente una decisione che consentisse al detenuto di ricevere le cure adeguate in un centro specializzato”. Il Tribunale del riesame pero’ dispose una perizia allungando i tempi.

Ha rifiutato per lungo tempo il cibo tanto che le sue condizioni di salute si sono aggravate ma gli e’ stata comunque negata la scarcerazione. Poi la situazione e’ precipitata ed e’ entrato in coma e oggi e’ morto in ospedale a Napoli.

 

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