CAMORRA – Rione Don Guanella: nuovo arresto per un componente del clan Mallo

L’ARRESTO DI RUDY RIZZO – Dopo l’arresto dei suoi compagni si era fatto tatuare sul braccio un kalashnikov e i nomi di tre suoi amici finiti in cella, tra cui quello del boss. I carabinieri del quartiere Vomero di Napoli hanno arrestato Rudy Rizzo, 30 anni, per gli investigatori componente del gruppo camorristico capeggiato da Walter Mallo.

A incastrare Rudy Rizzo sono state le intercettazioni registrate nell’abitazione di Walter Mallo, che – secondo gli inquirenti – aveva avviato una guerra contro il clan Lo Russo, i cosiddetti “capitoni”, a cui voleva strappare l’egemonia negli affari criminali nel rione Don Guanella.

Un gesto sfociato in numerose sparatorie tra cui quella in cui lo stesso Mallo venne ferito e per il quale è indagato anche il boss Carlo Lo Russo. La Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli contesta a Rizzo l’associazione a delinquere e la detenzione di armi.

L’ORDINANZA DI CUSTODIA CAUTELARE – L’uccisione di Walter Mallo, a capo dell’omonimo gruppo del rione Don Guanella di Napoli, entrato in forti contrasti con il clan Lo Russo, doveva essere di esempio per tutti: il boss Carlo Lo Russo, ora collaboratore di giustizia, ordinò che dopo l’uccisione, il killer Luigi Cutarelli doveva tagliargli la testa e metterla in un water da esporre in mezzo al rione. Questo è quanto emerge dall’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip del Tribunale di Napoli, Francesca Ferri, nei confronti di Rudy Rizzo.

Il progetto era definito nei dettagli ma non fu portato a termine. Il boss pentito spiega anche come mai gli era venuta in mente questa macabra soluzione: “Avevo pensato di mettere la sua testa nel water perché si chiama Walter, ha lo stesso nome della tazza del gabinetto”.

Mallo – emerge ancora dall’ordinanza – dava fastidio, voleva comandare, pretendeva i soldi dalle piazze di spaccio e con i suoi uomini era arrivato addirittura a sparare fino sotto l’abitazione del boss Carlo Lo Russo, in via Janfolla: prepotenze inaccettabili che tanto il capoclan decise di punirle – come testimoniano anche alcune intercettazioni telefoniche e ambientali – con una sentenza di morte per lui e i suoi sodali.

 

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