Scudo legale per i medici vaccinatori. FNOMCeO: “Tutelare la professione”

di Francesco Caputi

 

In Italia, a seguito del caso Astrazeneca, si è aperto il dibattito sullo scudo legale per medici, infermieri e personale sanitario impegnato nelle vaccinazioni. La proposta, partita dalla Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri (FNOMCeO), è stata accolta dal governo. “Serve uno scudo penale il prima possibile in modo che si arrivi davvero a difendere i medici e gli infermieri vaccinatori”, ha detto il viceministro della Salute Pierpaolo Sileri. “Io presentai a inizio legislatura un arbitrato per il contenzioso medico-legale per i medici, gli infermieri e per tutelare i cittadini nelle cause civili”. Dello stesso parere di Sileri anche il sottosegretario alla Giustizia Francesco Paolo Sisto. “È dall’inizio dell’epidemia che, in qualità di responsabile Giustizia e Affari costituzionali di Forza Italia, mi batto per uno scudo che tuteli i medici, nella convinzione che si debba consentire a coloro che sono stati unanimemente riconosciuti come degli eroi di lavorare nelle migliori condizioni possibili. Oggi, come componente del governo, non posso che esprimere grande soddisfazione per il passo in questa direzione che sta facendo l’esecutivo”, ha dichiarato in una nota.

Favorevoli allo scudo legale per i medici anche il sottosegretario di Stato alla Salute Andrea Costa e il ministro per gli Affari regionali e le autonomie Maria Stella Gelmini. “È fondamentale – scrive Costa – assicurare tutela e tranquillità a tutti i vaccinatori che nelle prossime settimane somministreranno milioni di dosi di vaccini anti-Covid ai nostri connazionali. Dobbiamo con urgenza prevedere uno scudo penale per tutti gli attori principali della campagna vaccinale”. Per Costa, “dovere del Governo, e quindi del ministero della Salute, è garantire che tutte le donne e gli uomini impegnati attivamente nella campagna vaccinale possano svolgere il proprio lavoro in sicurezza, senza il timore e il rischio di essere coinvolti in eventuali procedimenti giudiziari. Il solo pensiero di un possibile giudizio per responsabilità penale di carattere colposo priva l’operatore sanitario della serenità necessaria a svolgere il proprio ruolo. Il pericolo di perdere la disponibilità di numerosi professionisti è alto. Non è questo il momento di rallentare la campagna vaccinale, che nelle ultime settimane ha raggiunto un punto di svolta”.

“Non possiamo né dobbiamo dimenticare il prezioso ruolo che gli operatori del Sistema sanitario nazionale hanno svolto in questo ultimo anno così difficile, combattendo in prima linea e rischiando anche la propria vita, per sconfiggere il virus. Dobbiamo ringraziarli e proteggerli: sono sempre e comunque eroi. Rivolgo pertanto un appello al ministro della Giustizia Marta Cartabia e al presidente del Consiglio Mario Draghi perché prendano in seria considerazione questa misura”, aggiunge Costa.

Secondo il ministro per gli Affari regionali e le autonomie Mariastella Gelmini, “è compito del governo mettere i nostri medici, e tutti coloro che nelle prossime settimane e nei prossimi mesi somministreranno le dosi dei vaccini, nelle condizioni di lavorare in totale tranquillità e sicurezza, senza correre il rischio di essere coinvolti in eventuali procedimenti giudiziari. È urgente un provvedimento, da approvare già nelle prossime ore, per garantire lo scudo penale a tutti coloro che saranno i protagonisti della campagna vaccinale. Dobbiamo ringraziare, anche con azioni concrete, i nostri operatori sanitari che da più di un anno, senza chiedere nulla in cambio, combattono dalla trincea degli ospedali e dei luoghi di cura la guerra contro il virus”, ha spiegato in una nota.

Al momento, per la morte di Stefano Paternò, sottufficiale della Marina morto 15 ore dopo la somministrazione di una dose del vaccino, risultano indagati il medico e l’infermiere della Marina Militare che hanno somministrato la dose, e il medico del 118 che ha tentato di rianimare il militare, oltre all’amministratore delegato di Astra Zeneca Italia Lorenzo Wittum.

Anelli (FNOMCeO): “Il medico non può essere additato come responsabile di effetti indesiderati”

Filippo Anelli, presidente della FNOMCeO, dalla quale è partita la richiesta sullo scudo legale, ha affermato che i medici non possono essere ritenuti responsabili di effetti indesiderati. “Di fronte a un numero così importante di somministrazioni di vaccino, parliamo di milioni di vaccini, è chiaro che gli effetti indesiderati avversi possono comparire”, ha detto Anelli. “Se i magistrati correttamente ci iscrivono nel registro degli indagati questa situazione comporta una serie di preoccupazioni e di difficoltà. E toglie molta serenità nell’esercizio della professione. Credo che in un momento così straordinario ci possa essere uno sgravio di responsabilità sul piano penale rimandando tutta la questione a una responsabilità di carattere civile che — aggiunge Anelli — può essere sempre esercitata nei confronti dell’azienda sanitaria”.

Anelli inoltre ha affermato che il medico “non può essere additato come responsabile di effetti indesiderati collegati ipoteticamente” alla dose di vaccino somministrata. “Non è accettabile – ha aggiunto – il fatto che ricadano sulle loro spalle quelli che, anche solo a livello di indagini per escludere una correlazione, sono gli inevitabili rischi di una campagna vaccinale di questa portata, che coinvolgerà tutti i cittadini che lo vorranno. E, sui grandi numeri — conclude Anelli — sono attesi e possibili eventi avversi, legati o meno al trattamento, anche se, ricordiamolo, il beneficio è stato dimostrato essere di gran lunga superiore al rischio”.

Scotti (Fimmg): “Se succede qualcosa la colpa non può essere del medico”

Dello stesso parere di Anelli il segretario della Fimmg Silvestro Scotti. “Un medico non può essere ritenuto colpevole di omicidio colposo in una vaccinazione ritenuta facoltativa. Lo scudo penale deve proteggere tutti gli operatori sanitari coinvolti rispetto a questa evenienza poiché ci ritroviamo di fronte a vaccini nuovi che sono sicuri, ma se dovesse succedere qualcosa la colpa non può essere del medico”, ha detto Scotti. L’indagine “crea reticenza e fuga dalla vaccinazione”. Non solo tra i medici di famiglia “che per ora hanno ancora un ruolo marginale nella campagna, tranne in alcune regioni in cui le dosi permettono il loro coinvolgimento massiccio”, ma tra tutti i medici.

Crisanti: “Scudo legale genera sfiducia nel vaccino”

Andrea Crisanti, microbiologo dell’Università Padova, si è invece detto contrario allo scudo legale per i medici. “Rimango stupito che ci possa essere un livello di responsabilità dei medici perché la vaccinazione è una misura di sanità pubblica, quindi una decisione politica in capo al ministro”, ha detto a SkyTg24. “Di fatto – ha spiegato Crisanti – i medici sono semplici esecutori. Non c’è proprio bisogno di questo scudo. Le persone sono consapevoli degli eventuali effetti collaterali, non c’è per il momento nessuna connessione fra i pochissimi decessi e la vaccinazione. Mi sembra come dover ammettere che il vaccino è pericoloso, cosa che non è. Sarebbe una cosa che non genera fiducia”.

Ingroia: “Lo scudo legale? Modo egoistico di approcciare la questione”

Contrario allo scudo legale per i medici anche l’ex Procuratore aggiunto di Palermo Antonio Ingroia. “Lo scudo penale per i medici vaccinatori? Francamente mi pare una soluzione impraticabile – ha detto in un’intervista all’Adnkronos – Bisogna essere franchi e sapere dire le cose come stanno. Io temo che il Governo, pur di non andare incontro a una sorte di ribellione dei medici abbia detto che studierà una soluzione, ma non esiste una soluzione che possa contemperare le diverse esigenze. E’ inutile girarci attorno”.

“In questo momento di assunzione di responsabilità – prosegue Ingroia – se il medico è tranquillo con la sua coscienza e fa il suo dovere, il fatto che ci sia il rischio di essere iscritto nel registro degli indagati per poi accertare che non ha alcuna responsabilità, mi pare un modo di anteporre le proprie esigenze. Un modo un po’ egoistico, insomma, di approcciare la questione anteponendo le proprie esigenze personali, di tutela personale, alla tutela della salute e della comunità, mi spiace dirlo ma è così”.

“Ciascuno, a seconda della professione che svolge, deve anteporre l’interesse collettivo agli interessi personali”.

“Capisco le preoccupazioni, specie in questo periodo, del governo che si pone il problema del rischio che ci possa essere un disimpegno di vaccinatori. Ma come dovrebbe prevedersi questo scudo? Uno scudo totale, di impunità totale? E’ impensabile. Leggo sui giornali che si dice si vorrebbe limitare lo scudo ai casi di dolo e colpa grave in relazione alle imprevedibili reazioni negative del vaccino. Bene, e che fa il magistrato in questo caso? Siccome non può saperlo prima, quando farà l’autopsia inevitabilmente dovrà iscrivere il medico nel registro degli indagati prima dell’autopsia. Quindi, questo tipo di soluzione on risolverebbe il timore dei medici di essere prematuramente indagati. Cosa che è inevitabile per la tutela della prova”.

“Una impunità totale – aggiunge – sarebbe una follia, perché ci può essere anche il caso del medico che per imperizia causi conseguenze dannose al paziente”.

Sabella: “Scudo legale non è necessario”

Parere sfavorevole allo scudo legale per i medici anche dall’ex pm Alfonso Sabella, oggi giudice del Tribunale del Riesame di Napoli. “Penso che non sia assolutamente necessario uno scudo penale per i medici, perché già la legislazione attuale costituisce uno scudo assolutamente solido. Se il medico rispetta i protocolli quelli stabiliti dall’Aifa, dall’Ema e dall’ospedale, non ha nessun tipo di problema. Scudo penale o meno, la magistratura le indagini le deve fare in ogni caso. Lo scudo penale, a mio avviso, è inutile”.

“Nessuno scudo penale che possa riguardare i vaccini può impedire al pm di svolgere le indagini – aggiunge Sabella -, perché se una persona che si è fatta il vaccino muore, anche se c’è lo scudo penale il pm le indagini le deve comunque avviare, perché, ad esempio, bisogna verificare se in quel vaccino è stato messo del veleno, se il medico che l’ha inoculato ha violato i protocolli, se la siringa era infetta e nessuno l’ha sterilizzata. Ci possono essere duemila ragioni per avviare l’indagine, ecco perché penso che ci troviamo di fronte a una tempesta in un bicchier d’acqua, si ciurla nel manico, è una questione priva di qualsiasi fondamento”.

“A meno che non si voglia stabilire che per tutti quelli che vengono vaccinati, le indagini non si possono fare. Se qualcuno se la sente di varare una norma di questo tipo… i medici non hanno nulla da temere, il rischio di un avviso di garanzia e dell’avvio di un procedimento penale è insito nella loro professione, perché purtroppo si ha a che fare con un bene primario, che è quello della salute, e quando questo bene viene leso, è normale, fisiologico che un pm faccia le indagini”, ha concluso.

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