Astrazeneca, cosa ha detto la direttrice dell’Ema in conferenza stampa

di Francesco Caputi

 

Dopo la sospensione delle somministrazioni del vaccino Astrazeneca in vari Paesi dell’Unione Europea (finora 13 Paesi. Stamattina si sono aggiunte anche la Svezia e la Lettonia), l’Ema (Agenzia europea per i medicinali) ha deciso di indire una conferenza stampa per fare chiarimento sulla questione.

Secondo quanto ha affermato Emer Cooke, direttrice dell’agenzia, al momento non vi sarebbe alcun indizio che faccia pensare a una correlazione tra gli eventi tromboemolitici riportati e la somministrazione del vaccino di AstraZeneca. “Per il momento non vi sono indicazioni che il vaccino abbia causato queste condizioni”, ha detto la direttrice, spiegando che “migliaia di persone sviluppano trombosi ogni anno in Europa per cause differenti. Quindi la valutazione in corso nasce per rispondere alla domanda: si tratta di un effetto collaterale o coincidenza?”. Ha però precisato che l’Ema continuerà ad indagare per assicurarsi “della sicurezza del vaccino”.

Stando ai dati attuali, ha proseguito Crooke, “i benefici di questo vaccino superano i rischi”. “Quando si vaccinano milioni di persone – ha detto – non è raro che si abbiano reazioni avverse, il nostro compito è quello di stabilire se qualsiasi caso sia un reale effetto collaterale o una coincidenza.

Per quanto riguarda la questione dei lotti incriminati, la direttrice ha spiegato che “per il momento” non è stato trovato “alcun effetto collegato a singoli lotti”. Nonostante questo, l’Ema continuerà “a investigare” anche se “gli eventi che stiamo vedendo adesso in Europa sono collegati a diversi lotti e quindi è improbabile che questi (lotti, ndr) riguardino gli eventi” in questione.

A preoccupare l’Ema in questo momento è soprattutto la probabilità che la questione Astrazeneca possa avere effetti negativi sulla fiducia dei cittadini nei vaccini. “Siamo preoccupati che ci possa essere un effetto sulla fiducia nei vaccini”, ha detto Crooke. “Il nostro compito è mantenere la fiducia nella sicurezza e nell’efficacia dei vaccini attraverso una valutazione scientifica”, ha aggiunto.

E’ alto il timore che questa interruzione possa mettere a rischio l’obiettivo dell’Unione Europa di vaccinare il 70% della popolazione adulta entro la fine dell’estate.

Galli: “Il ritardo nelle vaccinazioni farà dei morti”

Massimo Galli, direttore della clinica di Malattie infettive dell’Ospedale Sacco di Milano, si è espresso sulla questione Astrazeneca, dichiarandosi contrario alla decisione presa da molti governi europei di sospendere le somministrazioni. “Nel momento in cui dobbiamo vaccinare tutti il più velocemente possibile, questi stop fanno molto male. Il ritardo nelle vaccinazioni probabilmente farà dei morti. Ritarderemo nel mettere in situazione protetta una serie di persone”, ha detto.

“Sarebbe stato duro non intervenire nel momento in cui stavano intervenendo altre agenzie regolatorie europee, ma ogni giorno nel nostro Paese ci sono 166 fenomeni di tromboembolismo a prescindere dal vaccino”, ha aggiunto.

Secondo Galli, il rischio è di commettere lo stesso errore del 2014 con il caso del vaccino Fluad, quando, ha spiegato il professore, “fu ritirato un lotto di vaccino anti-influenzale e il risultato fu che i decessi si rivelarono indipendenti dal vaccino, ma questo portò al minimo storico di vaccinati, con più morti per le conseguenze dell’influenza”.

Crisanti: “Necessaria chiarezza su Astrazeneca, altrimenti le persone non si vaccineranno”

“Bisogna fare chiarezza sul vaccino AstraZeneca. Senza trasparenza, le persone non si vaccineranno”, ha detto il professor Andrea Crisanti, direttore del Laboratorio di microbiologia e virologia dell’Azienda ospedaliera di Padova e docente di Microbiologia a Mattino Cinque. “Ci sono stati casi di complicazioni febbrili con spossatezza e ci sono stati casi di decesso sospetto. La pratica normale, per tutelare tutti, prevede di fermarsi per verificare se c’è stato qualche problema. Questa procedura tempestiva deve rassicurare e non allarmare: ora bisogna capire cos’è successo, in modo trasparente e tempestivo. Il principio di precauzione è a tutela di tutti quanti. Siamo in un momento un po’ caotico, i dati si accavallano e anche le decisioni tendono ad accavallarsi”, ha aggiunto.

“Bisognerà chiedere agli inglesi i dati: hanno vaccinato 11 milioni di persone, sono morte 256 persone durante questa procedura ed è molto probabile che sarebbero morte in ogni caso” per altre cause, “magari per un problema cardiaco o cerebrale. E’ importante fare chiarezza e comunicare senza esitazioni. La moneta che stiamo mettendo in discussione è la fiducia. Non si può dire alle persone ‘tornate a vaccinarvi’ senza aver dato tutti gli elementi per rassicurare. Quanto ci vorrà? Non dobbiamo pensare al tempo, dobbiamo pensare alla trasparenza e non a fare le cose di fretta”, ribadisce. “Una settimana in più o in meno non è la fine del mondo, le persone devono avere fiducia, altrimenti non si vaccinano. Bisogna andare fino in fondo: acquisire tutti i dati, condividerli con trasparenza. Non si può dire tra una settimana ‘tutto a posto’, non ci crede nessuno”.

Palù: “Improbabile un nesso causale diretto tra vaccinazione e decessi”

“Tutto ha origine dall’iniziativa del Paul Ehrlich Institute, l’ente regolatorio e di ricerca tedesco. L’istituto ha suggerito al ministro della Salute Jens Spahn di sospendere temporaneamente e in forma cautelativa il preparato di AstraZeneca in seguito al verificarsi di 6 casi di tromboembolia in soggetti di sesso femminile, due dei quali mortali. Questi casi sono stati messi in relazione temporale con la dose inoculata”. A dirlo il professor Giorgio Palù, presidente dell’Aifa, in un’intervista al Corriere della Sera.

“L’evidenza scientifica di un nesso causa-effetto al momento non c’è. Un caso analogo di trombosi venosa profonda si era verificato anche in Olanda. Questi eventi si aggiungono a quelli riportati precedentemente in Danimarca e Austria – ha aggiunto Palù – Da qui, Olanda, Francia, Germania, Spagna e poi anche Italia hanno deciso ‘a cascata’ di sospendere in via cautelativa e temporanea il preparato anti Covid fino a che non si esprima l’Ema. L’agenzia regolatoria europea dovrebbe acquisire i dati di farmaco vigilanza e delle autopsie sulle persone decedute entro giovedì per dare una risposta”.

“Nei 12 milioni di vaccinati del Regno Unito e nei 5 milioni dell’Unione europea, i casi registrati di questi eventi gravi erano finora prevalenti in persone anziane, età media 70 anni – ha proseguito Palù – L’incidenza è dunque nettamente inferiore a quella di un caso su mille circa, tipico di queste manifestazioni. Bisognerà vedere se le donne morte in Germania avevano condizioni predisponenti la trombosi come l’assunzione di pillola anticoncezionale oppure altre alterazioni di base della coagulazione”.

“È improbabile un nesso causale diretto tra vaccinazione e decessi. Al massimo potrebbe esserci una concausa nel senso che i problemi potrebbero riguardare solo persone predisposte a sviluppare queste patologie – ha aggiunto ancora Palù – L’autorizzazione ad AstraZeneca da parte di Ema è stata data condizionatamente a una costante valutazione rischi/benefici. L’agenzia e le autorità sanitarie e nazionali svolgono un’azione di stretta sorveglianza proprio per intervenire rapidamente”.

“Si hanno meno timori a ingurgitare una pillola. Nei bugiardini dei medicinali più banali comunemente usati sono elencati una sfilza di effetti indesiderati molto superiori a quelli dei vaccini. Ci dimentichiamo che sono i farmaci più sicuri, meno costosi e che ogni anno salvano 2,5 milioni di vite umane. Hanno reso all’umanità un grande servigio: aumentare la speranza di vita dai primi del ‘900 a oggi di quasi 30 anni”, ha concluso.

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