Il pizzo di Natale e le uova di Pasqua d’oro del clan: così i Casalesi spremevano le imprese a Lusciano

di G.R.

Natale, tempo di regali. E di rate del “pizzo”. Si sarebbero mossi secondo scadenze canoniche i 9 indagati ritenuti affiliati alla fazione Bidognetti dei Casalesi. I carabinieri del Reparto Territoriale di Aversa, hanno eseguito una misura di custodia cautelare in carcere emessa dal gip del tribunale di Napoli nei loro confronti per associazione a delinquere di tipo mafioso ed estorsione. Si tratta di presunti appartenenti al gruppo facente capo ai fratelli Di Cicco, attivo a Lusciano, nell’Agro aversano

IL PIZZO DI NATALE – L’indagine riguarda infatti anche numerose richieste estorsive a commercianti e imprenditori del posto, costretti a versare, in occasione delle festività di Natale denaro e regali. Nell’ordinanza, viene ricostruito il radicamento della fazione Bidognetti a Lusciano, processualmente accertato da sentenze definitive.

MAXITANGENTE DA 25MILA EURO AL MESE – Sintomatica la vicenda estorsiva ai danni del costruttore Francesco Saverio Emini, ritenuta dagli inquirenti un “investimento di lungo periodo del clan”. L’impresa realizzò nei primi anni duemila due maxi lottizzazioni da centinaia di appartamenti e villette nella zona tra Lusciano e Aversa. La morsa della cosca arrivò a spremerla con una tangente mensile da 25.000 euro, scoperta addosso ad un emissario nel 2006.

L’INDAGINE – L’indagine parte nel 2011 ed arriva agli ultimi giorni, con la contestazione agli indagati di aver estorto denaro alle vittime in vista di Natale.  Tra i 9 destinatari della misura cautelare anche il capo del gruppo, Luciano Di Cicco, 63 anni, e il fratello Giuseppe, 66 anni, entrambi già detenuti. Il filone investigativo che ha portato all’emissione dei provvedimenti si collega all’inchiesta che il 15 gennaio 2014 sfociò in diversi arresti nei confronti del gruppo Di Cicco. I carabinieri hanno trovato indizi a carico per 5 casi di estorsione con rate pagate a Natale, Pasqua e Ferragosto, e 2 di tentata estorsione. Vittime del clan titolari di ferramenta, tabacchi, bar, piccole imprese, costretti a versare fino a 500 euro , o, in alternativa, ad acquistare a prezzi maggiori di quelli del mercato prodotti indicati dalla camorra, quali ad esempio costose uova di Pasqua imposte ai bar del paese dal clan.

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