Arte e cultura – L’astrattismo di Roberto Sanchez in mostra il 20 aprile a Pozzuoli

di Giselda Russo

Artista napoletano  ma dal respiro europeo, Roberto Sanchez nella sua pittura coniuga la sperimentazione avanguardistica, con una lunga e approfondita tradizione che, dal ‘900 in poi, trova le sue forme più brillanti nell’astrattismo geometrico, così come nel futurismo dinamico.

Sabato 20 aprile, alle 18.30, si inaugura Astrattismo progressivo, mostra personale di Roberto Sanchez, a cura di Veronica Longo, con presentazione critica del Prof. Rosario Pinto, presso Atelier Controsegno, a Pozzuoli.

Per l’occasione, la Compagnia teatrale Officina Oltrescena, presenta la performance Il colore del silenzio eloquente.

“Sanchez Inizia a dipingere negli anni Sessanta – spiega la curatrice Veronica Longo-  in quel periodo la figurazione è ancora in parte insita nella sua produzione artistica, che si caratterizza per l’incursione nella fotografia e per i legami con l’editoria del territorio, non a caso, nel 1994 espone a Palazzo Reale delle visioni personali della città. Successivamente, l’espressione astratto-geometrico prende il sopravvento per esprimersi nel suo più profondo potenziale”.

Per Sanchez l’Astrattismo è la rappresentazione di uno stato d’animo, di un concetto, la visione personale del mondo e dell’artista che sente l’urgenza di esprimere delle cose in maniera libera, senza l’incursione di una commissione sulla creazione, laddove l’universo aniconico non comunica per analogie, ma si mostra nella sua purezza.

“Se le opere precedenti mostrano luoghi cari a Roberto- continua Veronica Longo– come ad esempio quelli delle funicolari, per la loro tendenza a volgersi verso il cielo e il movimento ascensionale, le tele più recenti desiderano offrire un maggiore vigore, che bene si esplica nel movimento circolare, come un turbinio, un’energia vitale che avvolge strutture e persone. Da qui, l’Astrattismo progressivo per la dinamicità intrinseca e latente, espressa anche in modo esplicito, poichè si evolve per diventare altro: il movimento è ora curvilineo, rotativo e non più verso l’alto. Tutto questo nasce da una riflessione su se stesso: nel tentativo di controllare una realtà che sfugge, forgiata da un senso di caos, pur nella varietà della confusione, si può trovare una tranquillità, senza essere sospesi in un vuoto cosmico”.

In realtà, la tendenza alla progressione è già insita nelle opere di diversi anni fa, i cosiddetti quadri “componibili”, ossia, una sorta di dipinto infinito con movimento ondulare, da sinistra a destra e viceversa, estendibile finché lo si desideri. Seguono la stessa logica le “Funicolari” che si possono montare in diversi modi o le “opere da viaggio”, lavori su legno in scala ridotta, assolutamente originali, che si piegano e si dispongono in sequenza per portarle con sé in modo agevole, ma poi goderne quando si giunge alla meta (come si faceva in passato con i “quadri tascabili”).

Dal punto di vista puramente tecnico, Sanchez predilige gli acrilici o la tecnica mista rispetto ai colori a olio che hanno tempi diversi: non gli interessa la pastosità, non sente il bisogno di creare grandi spessori sulla tela (in tal caso utilizza le resine), non mescola le tonalità sulla tavolozza, ma stende i toni direttamente sul sopporto. Piuttosto, impiega i pastelli a olio, nel momento in cui intreccia i colori, soprattutto quando la superficie è dura, consentendogli così di mescolare vari medium, per ricavare trame e intrecci , condotti con elegante pulizia e rigore, senza lasciare nulla al caso o all’improvvisazione.

“Se, quindi, il termine latino abstrahere indica la separazione di elementi, che causano l’inesorabile distacco da forme riconoscibili, Roberto Sanchez ricrea nuove forme che lasciano spazio all’immaginazione e l’inconscio, che rapiscono allo sguardo e lasciano riflettere lo spettatore, per “perdersi” in un nuovo universo, che è quello della profondità dell’animo, personale, infinito e stupendamente indefinibile” afferma la curatrice.

La mostra è accompagnata da un catalogo curato dal Prof. Rosario Pinto che, durante l’inaugurazione, contribuirà a offrire una panoramica dettagliata dell’artista e della corrente “Astratta”.

Completa la serata la performance artistica Il Colore del silenzio eloquente della Compagnia Teatrale Officina Oltrescena, diretta da Marilena Zanniello, con le attrici Anna Pagano e Maria Anna Barba e l’accompagnamento al flauto di Francesco Riccio. Questa esibizione esprime l’essenza del reale, catturando la forza interiore attraverso la deformazione del corpo dell’attore, spodestato dalla dimensione oggettuale.

 

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