Conftrasporto: “Risolvere alcune criticità del Green Pass, rischio scaffali vuoti”

“Se non si risolvono alcune criticità legate al Green pass al 15 ottobre il trasporto nel Paese rischia la paralisi”. Lo ha detto il vicepresidente di Conftrasporto Gian Enzo Duci, a margine del convegno Next generation shipping, nell’ambito della Genoa shipping week.

“Quando è stato introdotto il Green pass sul posto di lavoro il mondo dei trasporti non è stato al centro dell’attenzione del legislatore. A bordo delle navi di bandiera italiana – ha detto Duci – ci troviamo con situazioni diverse da quelle di un posto di lavoro a terra. Abbiamo equipaggi multinazionali, molti provenienti da Paesi che hanno vaccinato le persone con vaccini riconosciuti dall’Oms ma non dall’Ema e quindi non in condizioni di generare il Green pass. L’armatore italiano o l’amministrazione italiana non possono somministrare un vaccino perché queste persone sono già vaccinate. Questo crea potenzialmente una situazione molto complessa, perché se il sistema dei tamponi può in parte ovviare, non è ancora chiaro come dovranno essere considerate le navi: se sono una ‘bolla’, se l’accesso ai posti di lavoro è da intendersi quando il marittimo imbarca o tutte le volte che scende a terra”.

La questione non riguarda solo il trasporto marittimo. Duci ha spiegato che “problemi simili” riguardano anche l’ “autotrasporto con una percentuale rilevante di autisti che si muovono sul territorio e sono stranieri, magari anche loro con un vaccino non riconosciuto dall’Ema e anche il sistema ferroviario ha problemi, per personale non vaccinato. Il rischio è trovarci in una situazione simile a quella dell’Inghilterra con gli scaffali dei supermercati vuoti o le pompe di benzina che non hanno carburante”.

Dello stesso parere anche Paolo Uggè, presidente di Conftrasporto-Confcommercio: “Si sta determinando una situazione per cui si rischia che il 15-16 ottobre il trasporto in Italia si blocchi”, ha detto Uggè. “Se a inizio della pandemia – ha proseguito – quando i morti erano 946 al giorno e il rapporto contagiati/tamponati oltre il 40%, noi per non fermare l’Italia abbiamo fatto il protocollo con il Ministero con il risultato che l’Italia non si è fermata, perché non andare avanti con quel protocollo oggi che i morti sono un decimo e il rapporto contagiati/tamponati allo 0,8%?”. “Se questo atteggiamento proseguirà e non uscirà un chiarimento, può succedere di tutto”.

E non aiuterebbe neanche consentire agli autisti esteri viaggiare in Italia, dal momento che si creerebbe una disparità di trattamento con gli autisti italiani. “Se gli autotrasportatori esteri potranno venire in Italia senza il Green pass e questo verrà invece imposto alle imprese italiane, stiamo valutando di invitare le imprese a fermare i camion. Ci auguriamo di no, ma ne stiamo discutendo”, ha detto Uggè.

ANITA: “Rischio danni all’operatività delle imprese”

Preoccupata dalle criticità del Green Pass legate ai trasporti anche l’Associazione Nazionale Imprese Trasporti Automobilistici (ANITA). Secondo Thomas Baumgartner, presidente dell’ANITA, “sebbene la percentuale di non vaccinati nel nostro settore sia in linea con il dato nazionale, il problema più grave in questo momento riguarda il personale viaggiante e c’è un rischio concreto di una fuga in massa di autisti che pur di non sottoporsi alla vaccinazione o al tampone per essere in regola con il Green pass, hanno già annunciato di voler rientrare nei loro Paesi di origine o addirittura trasferirsi in altri Stati europei, dai quali difficilmente rientreranno una volta conclusa l’emergenza sanitaria”.

“Ciò potrebbe danneggiare in maniera irreparabile l’operatività delle imprese già provate dalla mancanza di autisti – ha proseguito Baumgartner – e frenare la ripresa economica. Non possiamo accettare che vi siano regole e trattamenti differenziati per i lavoratori italiani rispetto a quelli stranieri. Pertanto occorre intervenire con urgenza prevedendo deroghe specifiche per tutti i conducenti, siano essi italiani che esteri, i quali va ricordato hanno garantito in sicurezza i servizi anche nella fase più critica dell’emergenza pandemica, applicando i protocolli di filiera concordati con il Governo e le Autorità sanitarie”.

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