Caso Mario Paciolla, gli operatori dell’ONU stanno ostacolando le indagini

di Francesco Caputi

 

Le indagini sul caso di Mario Paciolla, il collaboratore napoletano dell’ONU morto in Colombia mentre era impegnato in un progetto di pacificazione tra le FARC e il governo colombiano, sono ostacolate dagli operatori dell’ONU sul campo e dai vertici dell’operazione. A denunciare l’atteggiamento dell’ONU è stata l’ambasciatrice italiana alle Nazioni Unite Mariangela Zappia.

Secondo Zappia, molti membri dello staff delle Nazioni Unite in Colombia non hanno ancora dato la loro disponibilità ad essere ascoltati. Non solo, ma è emerso anche che l’ONU, il giorno dopo la scoperta della morte di Paciolla, ha inviato una mail a 400 membri dello staff nella quale viene chiesta loro la massima riservatezza sulla questione.

Ad insospettire gli investigatori, non solo l’atteggiamento reticente dello staff dell’ONU in Colombia, ma anche quelle che sembrerebbero delle alterazioni della scena del crimine. Quattro poliziotti giunti sul posto dopo la scoperta del corpo di Paciolla avrebbero infatti permesso a un’unità dell’ONU di prelevare gli effetti personali del collaboratore napoletano. I quattro agenti sono ora sotto inchiesta per intralcio alla giustizia. Inoltre, secondo la giornalista Claudia Julieta Duque, amica di Paciolla, l’appartamento del ragazzo sarebbe stato ripulito con la candeggina e messo in affitto. Secondo gli investigatori, tale operazione sarebbe stata guidata da un contractor americano, Christian Leonardo Thompson, incaricato dalle Nazioni Unite della sicurezza del campo dove si trovava Paciolla. Gli investigatori italiani ritengono che il collaboratore italiano dell’ONU sia venuto a conoscenza di qualcosa che lo avrebbe portato a scontrarsi con i suoi superiori dell’ONU.

Mario Paciolla morto prima di essere impiccato

Continuano ad emergere nuovi dettagli sul caso. Secondo i primi risultati dell’autopsia, effettuata in Colombia dal medico italiano Vittorio Fineschi, Paciolla sarebbe morto prima di essere impiccato. Per questo motivo, gli inquirenti romani hanno cambiato il titolo del fascicolo aperto sul caso da istigazione al suicidio ad omicidio. Il nuovo dettaglio emerso dall’autopsia farebbe infatti pensare ad un tentativo di simulazione di un suicidio.

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