Giustizia per Mario Paciolla

di Antonio Alifano

Sono in tanti, tra amici, familiari e società civile ad essersi mobilitati per fare luce sulla morte di Mario Paciolla, il giovane napoletano rinvenuto senza vita lo scorso 15 luglio in circostanze ancora non del tutto chiare. Il 33enne, trovato impiccato con numerosi tagli su tutto il corpo nella sua abitazione a San Vicente del Caguán, amava troppo la vita per potervi porre fine. L’ipotesi di suicidio inizialmente sostenuta dalle autorità colombiane è ritenuta impossibile da chi lo conosceva.

“Mario, tu che irradiavi tanta vitalità, non ti saresti mai suicidato, non avresti mai rinunciato a tutto ciò in cui credevi. Puoi essere certo che continueremo a lottare per questo paese che avevi tanto amato, spinti dal ricordo ardente della bellezza e della poesia che segnava ogni tua battaglia”.
UN UOMO, UNA STORIA
Laureato in scienze politiche all’Orientale di Napoli, Mario poteva vantare una considerevole esperienza in ambito di missioni umanitarie. Trasferitosi in Colombia nel 2016, precedentemente aveva già lavorato per diverse organizzazioni non governative in India, Giordania e Argentina. Nell’agosto del 2018 inizia la sua collaborazione per le Nazioni Unite sulla verifica degli accordi di pace tra il governo colombiano e le FARC (Forze Armate Rivoluzionarie della Colombia). Ratificati nel 2016 dopo una sanguinosa guerra civile durata 52 anni e costata oltre 260 mila vittime e 80 mila desaparecidos, sembrano tutt’altro che rispettati. Il potere in Colombia infatti non risiede unicamente nel governo, ma è spezzettato in più gruppi: dai narcotrafficanti ai gruppi paramilitari, spesso in affari con la classe politica, imprenditoriale e la polizia. Ciò ha causato un prolungarsi delle violenze, delle illegalità e della corruzione e a farne le spese sono come al solito i più deboli. La missione di Mario era perciò molto delicata: provare a pacificare un territorio nel quale perdurano antichi dissidi e rancori, non solo è complesso, ma anche pericoloso. Chi ci prova viene visto dalle svariate forze “legali” e criminali come una persona scomoda. Secondo l’ultimo report pubblicato dall’Istituto di Studi per lo Sviluppo e la Pace (Indepaz), dalla firma degli Accordi di pace al luglio 2020 sono stati assassinati 971 difensori dei diritti umani. Di questi, 95 sono stati uccisi dall’inizio della pandemia. Mario, che si occupava di un programma di reinserimento sociale per ex-guerriglieri, che partecipava spesso a incontri con le autorità locali e che con il suo lavoro di monitoraggio sul campo contribuiva alla stesura dei report della Missione, era un personaggio scomodo.

Probabilmente si era reso conto di essere un ospite sgradito, tant’è che nelle settimane prima alla sua morte, aveva riferito alla madre e agli amici di non sentirsi al sicuro, di aver avuto un’accesa discussione con i suoi capi, e di sentirsi “disgustato”. Ciò lo aveva convinto a rientrare a Napoli prima della scadenza del contratto, che sarebbe avvenuta il 20 agosto e proprio il 15 luglio sarebbe dovuto andare a Bogotà per compilare le pratiche per il suo ritorno.

PER FARE LUCE
La notizia della sua morte è stata una forte scossa per tutti coloro che condividevano i suoi ideali e che ammiravano la storia di un giovane che per la pace ha dedicato sé stesso. Sono partite petizioni online per chiarificare il caso, anche le istituzioni si sono mosse presentando diverse interrogazioni parlamentari, tra cui quella di Sandro Ruotolo ed Erasmo Palazzotto. Il ministro degli esteri Luigi di Maio ha garantito il massimo impegno per la risoluzione del caso. Lo chiedono anche Carlo Verna e Ottavio Lucarelli, presidenti dell’ordine nazionale e regionale dei giornalisti, sostenendo la necessità e l’esigenza di un ulteriore focus sulla vicenda. Paciolla, oltre ad essere un’attivista, pacifista e viaggiatore, era anche un giornalista pubblicista, associato all’ordine dei giornalisti campano e nazionale. Da qui il sostegno e la sentita partecipazione dei due ordini per arrivare quanto prima alla verità. I familiari, gli amici, la città di Napoli e l’Italia intera reclamano a gran voce: giustizia per Mario Paciolla.

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