La Germania dice no agli eurobond. Conte:”Se l’UE non è solidale il progetto europeo è finito”. I partiti si dividono sul governo di unità nazionale a guida Draghi

di Francesco Caputi

La Germania dice no agli eurobond. Contrari alla scelta tedesca Conte, Macron e Sànchez. I partiti italiani si dividono sulla possibilità di un governo di unità nazionale guidato da Mario Draghi

La Germania boccia la proposta del presidente del Consiglio italiano Giuseppe Conte di varare gli eurobond, titoli pubblici europei per aiutare i governi nell’emergenza coronavirus. Il rifiuto di Berlino arriva dal ministro dell’Economia Peter Altmaier, secondo il quale, per far fronte alla difficilissima situazione, già esiste “lo scudo di protezione che è stato allargato dalla BCE”. Quindi, no a “cambi di strategia per motivi ideologici”. Arriva con sorpresa questo netto rifiuto di Berlino, soprattutto dopo che la stessa presidente della Commissione europea Ursula Von der Leyen aveva affermato che sarebbe stato garantito “qualunque aiuto per mitigare le conseguenze economiche dell’epidemia”. Il rigetto della proposta di Conte è stata sostenuta anche da altri Paesi del Nord Europa, autodefinitisi “frugali”.

Ma Giuseppe Conte non accetta la decisione del ministro dell’economia tedesco. “Se la UE non è solidale, il progetto europeo è finito”, ha detto il presidente del Consiglio, adesso forte del sostegno di Pedro Sànchez e di Emmanuel Macron. “Conte ha fatto bene, se si vogliono i vecchi strumenti faremo da soli”, ha commentato Luigi Di Maio. Ma, nel governo, non tutti sono entusiasti della risposta di Conte alla Germania. Non è stata apprezzata infatti dai dirigenti del PD, fra cui Nicola Zingaretti, più per il metodo che per la sostanza, dal momento che anche alcuni dem hanno invitato Conte a “negoziare vigorosamente per ottenere il massimo”, come ha detto Roberto Gualtieri. “Vogliamo gli European Recovery Bond. Qui si tratta di reagire con strumenti finanziari innovativi e adeguati a una guerra”, aveva deto Conte in Senato, aggiungendo che l’Italia “ha le carte in regola con la finanza pubblica”.

Dunque, si potrebbe dire che la soluzione condivisa da Italia, Spagna e Francia sia quella del “whatever it takes” di Mario Draghi. Ed è infatti proprio l’ex-presidente della BCE che Salvini e in parte anche Renzi  vorrebbero come guida di un possibile governo di unità nazionale. Su questo la politica italiana si è divisa: la Lega è decisamente favorevole; Forza Italia e Italia Viva affermano di non vederne la necessità, ma, qualora dovesse mai formarsi tale governo di unità nazionale, non vi si opporrebbero, soprattutto Italia Viva, data l’ammirazione di Matteo Renzi per Mario Draghi; contrari PD, M5S, Liberi e Uguali e soprattutto Fratelli d’Italia. “A scanso di equivoci lo ribadisco: non contate sui voti di Fratelli d’Italia per l’elezione di Draghi alla presidenza della Repubblica”, ha detto Giorgia Meloni. “Per noi il prossimo presidente della Repubblica deve avere alle spalle una storia di difesa dell’economia reale e dei nostri interessi nazionali, non provenire dal mondo della grande finanza internazionale”, ha aggiunto. “Non ho nulla contro di lui, è una personalità di altissimo spessore, ma non auspico che il prossimo inquilino del Colle sia un esponente della finanza”, ha concluso la presidente di Fratelli d’Italia.

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