Il 2020 per il Presidente Mattarella sarà “un anno cruciale”, tra le priorità “risolvere le crisi aziendali”

di Massimo Pollice

Già il 2019 lo ha visto spesso protagonista nell’aiutare il Paese a superare momenti difficili, dallo scontro sui conti pubblici con l’Europa, al rinnovo delle istituzioni europee, dalla crisi di governo ai difficili equilibri internazionali. Ma anche il 2020 si annuncia cruciale per Sergio Mattarella. Mentre molte crisi aziendali si devono ancora risolvere, da ArcelorMittal ad Alitalia, le trattative sul futuro europeo si cominciano a dipanare e la situazione in Libia diventa sempre più delicata, molti passaggi istituzionali ed elettorali rischiano di far traballare il governo, rendendo di nuovo centrale la figura del Capo dello Stato.

Di certo alcune strettoie istituzionali, inedite, daranno filo da torcere ai costituzionalisti e interrogheranno anche il Presidente, che si potrebbe trovare davanti a scelte non scontate, facendogli di nuovo interpretare il ruolo di baricentro della scena politica italiana. I primi momenti cruciali si presenteranno già a gennaio.

Se entro il 12 sarà confermata la richiesta di far svolgere il referendum costituzionale sul taglio dei parlamentari e se la Consulta, tre giorni dopo, accoglierà la richiesta leghista di referendum per eliminare la quota proporzionale del Rosatellum, l’Italia si potrebbe trovare per la prima volta alle prese con due diverse consultazioni a distanza di pochissimi mesi, una delle quali di valenza costituzionale.

Se le diverse sfide che attendono la maggioranza, dalle elezioni in Calabria ed Emilia-Romagna ai provvedimenti sulla prescrizione, dovessero far precipitare la situazione, il Capo dello Stato si troverebbe davanti a un bivio: sciogliere le Camere rinviando di fatto il taglio dei parlamentari di cinque anni (e il referendum a una data successiva alle elezioni) o favorire un governo di transizione per ‘salvare’ la riforma votata dalla quasi totalità del Parlamento. Per ora il ragionamento che si svolge al Colle riguarda la impossibilità di tenere il Paese appeso per almeno sei mesi, guidato da un esecutivo necessariamente fragile e con il rischio di attacchi speculativi sui mercati internazionali.

Ma molte sono le variabili che potrebbero subentrare e il Presidente è solito procedere con un metodo molto pragmatico: risolvere i problemi quando si presentano e in base a come si squaderna la situazione. La Consulta, ad esempio, potrebbe non dare il via libera al referendum leghista, mentre il Parlamento potrebbe accelerare, come chiede la maggioranza, sul varo di una nuova legge elettorale.

In tutto ciò le verifiche che attendono il governo potrebbero portare il sereno ed evitare una crisi di governo invocata invece a gran voce dalle opposizioni. Insomma, nulla è ancora scritto, il presidente che ha ben presente i precedenti si limita a spronare la politica perché dia risposte adeguate alle esigenze dei cittadini e del Paese.

Sul piano internazionale, poi, Mattarella ha intenzione di proseguire nella sua spinta a ogni forma di multilateralismo. Pur non in modo acritico, incoraggerà l’Italia a sostenere il processo di integrazione europea, in forte collaborazione con la Alleanza atlantica. Ma ovviamente con la richiesta, avanzata anche pochi giorni fa, di un approccio più solidale sia da parte della Ue che da parte della Nato, che non possono lasciare sola l’Italia a fronteggiare le crisi del sud e dell’est del Mediterraneo.

In tutto ciò, l’esperienza del Capo dello Stato potrà essere cruciale anche nel cercare di mantenere il paese in un difficile equilibrio tra apertura a nuovi protagonisti, a cominciare dalla Cina che sarà di nuovo meta di una visita del Presidente, e vecchi e storici alleati come gli Usa.

Fonte Agi

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