Clan e appalti, nel casertano sempre più alto il numero dei sindaci arrestati

Sono 104 i comuni del casertano toccati direttamente da inchieste della magistratura negli ultimi 10 anni. Un record verrebbe da dire. Oltre a quell’esercito di colletti bianchi, funzionari pubblici e professionisti finiti in carcere o ai domiciliari, sono quattro tra sindaci in carica ed ex primi cittadini ad essere finiti in manette arrestati.

Anche la provincia di Caserta è stata scossa dall’operazione della Dda di Napoli e della Finanza che ha portato all’arresto di 69 persone tra cui il consigliere regionale Pasquale Sommese, colpendo un grande Comune come Aversa, secondo per numero di abitanti dopo il capoluogo, e i piccoli centri dell’Alto-Casertano come Riardo, il paese della Ferrarelle, Alife, Francolise; e lasciando tra i cittadini sorpresa, sgomento, rabbia.

Solo negli ultimi due anni, tra indagini dell’Antimafia e della Procura ordinaria di Santa Maria Capua Vetere, sono circa 25 i sindaci del Casertano arrestati quasi sempre per vicende di corruzione e appalti truccati; oltre un quarto dei comuni di Terra di Lavoro (sono 104) è stato dunque toccato direttamente da inchieste della magistratura.

Il Procuratore nazionale antimafia Franco Roberti ha commentato il terremoto giudiziario che ha fatto tremare i palazzi delle province di Napoli e Caserta. “Vediamo delle collusioni importanti tra certi esponenti della criminalità organizzata, quelli della Pubblica amministrazione e persino della politica. Purtroppo ci sono ancora. L’evoluzione delle organizzazioni camorristiche – ha proseguito – è stata offerta dalla opportunità di corrompere. La corruzione oggi è uno strumento anche delle organizzazioni mafiose e della camorra che entra in rapporto con la Pubblica Amministrazione e con le istituzioni per arricchirsi illecitamente e lo fa attraverso meccanismi che, più che di intimidazione, sono forme di corruzione: si paga, si corrompe, si creano aree di collusione con la Pubblica Amministrazione e la politica senza ricorrere alla violenza”.

“La violenza rimane su uno sfondo – ha sottolineato Roberti – come se fosse una garanzia per il rispetto dei patti corruttivi che la camorra assume con la politica, con le istituzioni, con l’impresa e con tutti i soggetti che possono essere utili per arrivare all’obiettivo dell’arricchimento e dell’accumulazione di ricchezza”.

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