CRONACA – Maxi-truffa all’Inps, false assunzioni in tutta Italia: 76 indagati

di Ciro Pirone

Una maxi-truffa con finte assunzioni perpetrata in diverse regioni d’Italia e che conta 76 indagati. La guardia di finanza di Arezzo ha messo fine a presunti raggiri che avvenivano da tempo sul territorio nazionale e che hanno visto protagonisti individui per lo più residenti in Campania, molti già conosciuti alle forze dell’ordine. E’ campano anche quello che secondo gli investigatori sarebbe il “capo” delle operazioni, rappresentante legale di due società dell’Aretino che avrebbero richiesto l’indennità. Ammonterebbe a circa 140.000 euro l’importo erogato dall’Inps, mentre altri 35.000 sono i contributi pronti a essere erogati ma bloccati dall’istituto di previdenza. Le perquisizioni sono in corso nelle province di Napoli, Caserta, Benevento, Bologna, Parma, Perugia, Roma, Modena ed Arezzo. Il rappresentante legale delle due società coinvolte, operanti nell’edilizia e nell’installazione di impianti elettrici, avrebbe gravitato in provincia di Arezzo, da dove avrebbe condotto la maxi-truffa. Ed è nel territorio dell’Aretino, in Valdichiana, che avrebbe gravitato il legale rappresentante delle due società coinvolte. Secondo le fiamme gialle, le società in questione non sarebbero operative già dal 2010. Ditte che, attraverso la presentazione di false attestazioni di assunzione e con la complicità “di richiedenti e percettori dei contributi, figuravano di aver regolarmente assunto le maestranze, omettendo di versare i previsti contributi” all’Inps “attraverso una compensazione di crediti di natura tributaria non spettanti o inesistenti, per poi dichiarare di essere in crisi e consentire al ‘lavoratore’ di essere messo in mobilità e usufruire delle previste indennità”, di disoccupazione e delle prestazioni sociali Aspi e Miniaspi. Per i finanzieri, “l’organizzazione, per rendere difficoltosi i controlli, presentava la documentazione senza nemmeno troppo scomodarsi, telematicamente, presso le sedi Inps di competenza in base alla residenza del richiedente e riusciva a beneficiare di incentivi che andavano dai 1.500 ai 5.000 euro a seconda dei periodi di lavoro dichiarati”. I reati ipotizzati vanno dalla truffa aggravata per il conseguimento di prestazioni pubbliche, alla falsità materiale commessa da privato e falsità ideologica commessa da privato in atto pubblico.

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