Inchiesta della Dda di Napoli sulla Kuwait Petroleum. Sequestrati beni per circa 240 milioni di euro

di RO.RU.

Otto dirigenti della società Kuwait Petroleum Italia spa sono indagati nell’ambito di un’indagine della Dda di Napoli.

Si tratta di oltre 42mila metri cubi di rifiuti pericolosi stoccati e smaltimento illecito. Gli uomini  dell’Agenzia delle Dogane di Napoli e della Capitaneria di Porto di Napoli hanno eseguito un decreto di sequestro preventivo per equivalente, emesso dal gip di Napoli su richiesta della Dda partenopea, nei confronti della società . Il sequestro riguarda beni per la  somma complessiva di circa 240 milioni di euro.

La società è ritenuta responsabile dal punto di vista amministrativo delle condotte penalmente rilevanti contestate agli 8 dirigenti: il legale rappresentante, il terminal manager del deposito fiscale di Napoli, i gestori dell’impianto Ippc Kupit di Napoli, il consigliere d’amministrazione e il direttore delle risorse umane, il coordinatore della movimentazione del deposito fiscale Kupit di Napoli e l’ingegnere responsabile Prevenzione e protezione dei depositi di Napoli della Kuwait Petroleum Italia spa.

Il procuratore aggiunto Filippo Beatrice , a proposito dello smaltimento dei rifiuti oggetto dell’inchiesta, parla di “una scelta consapevole della società effettuata allo scopo di non affrontare gli oneri economici derivanti dall’osservanza della normativa in materia, introitando, in tal modo, le somme che avrebbero dovuto essere impiegate e che costituiscono l’illecito profitto sottoposto a sequestro”.

Agli indagati è contestato in particolare di aver svolto, da dicembre 2010, lo stoccaggio di ingenti volumi di rifiuti pericolosi, acque oleose, all’interno dei serbatoi installati nel deposito fiscale Kuwait di Napoli. Non solo, viene contestato anche lo smaltimento illecito attraverso lo sversamento nell’impianto di depurazione Wwt del deposito fiscale di Napoli, al fine di non sostenere le spese per il corretto smaltimento.

Le intercettazioni telefoniche e le mail hanno dimostrerebbero, secondo gli inquirenti,  all’esistenza di un accordo tra i responsabili del deposito di Napoli e i vertici della società Kuwait.

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