Teatro: debutta a Napoli “Il Paese di chi se ne va”

Lunedì 18 giugno a Napoli, presso il Cortile delle Carrozze di Palazzo Reale, nell’ambito del Napoli Teatro Festival, la compagnia PrimeLune debutta con “Il Paese Di Chi Se Ne Va”. Francesca Muoio scrive e porta in scena uno spettacolo dal respiro corale.

LA TRAMA – Napoli. È un sabato d’agosto, 1960. Caterina ‘a pazza si aggira per le strade del quartiere con in mano una torta con una candelina. “Panna e cioccolato a vivi e muort lev’ ‘o sciat” continua a bisbigliare ed Alice incuriosita decide di seguirla. Inizia così il suo viaggio senza tempo nel paese che è sempre esistito, che esisteva sin da prima di mai. Ad accoglierla una piccola comunità che attende con ansia l’inizio di una festa. Nelle ore che scandiscono l’attesa, un turbinio di urla festanti, di giochi infantili, di idee sussurrate, di riti gridati e preghiere dovute, di sogni raccontati e desideri mancati, di balli, confessioni, catastrofi e canti. Alice affronta spaventata e divertita la quotidianità delirante di quel paese lontano lontano. E i suoi ricordi riaffiorano, le storie si mescolano e ritornano le favole narratele dal padre.

TRA SOGNO E REALTA’ – “È nella fede costante che riponiamo in un sogno o in una favola la dimostrazione concreta della loro esistenza. E Alice si ritrova a scontrarsi con la veridicità di questo assunto – spiega l’autrice e regista Francesca Muoio – Col cortocircuito di una realtà dominata proprio dalle dinamiche di quei sogni e di quelle favole che, mischiandosi a quelle della vita reale, ne stravolgono il senso, lo sintetizzano, lo enfatizzano. Tutto è possibile nell’onirica danza tra prosa e poesia consumata nel paese di chi se ne va. E solo dopo aver affrontato l’intero viaggio, solo dopo aver attraversato paure e memorie, fantasie e silenzi, la piccola Alice potrà partecipare alla festa tanto attesa dagli abitanti del luogo. Una ballata di voci e di corpi. Una ricostruzione di fatti irrealmente avvenuti. Quel girotondo tribale ed eterno in cui la vita e la morte, tenendosi per mano, ostinate girano disperatamente e gioiosamente assieme”.

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