Cani sentinella per i tumori

di Francesco Cerrone

Uno studio del Pascale di Napoli compara persone e animali per comprendere i fattori ambientali che causano il cancro come per esempio l’esposizione a pesticidi, metalli pesanti, ftalati, fumo passivo di tabacco o altre sostanze pericolose.
Il progetto ha come scopo appunto l’obiettivo di indagare i fattori di rischio ambientale che concorrono all’insorgere del cancro sia nella popolazione canina che umana.
Tali sono le finalità dell’Indagine di “Oncoepidemiologia comparata” presentata all’Istituto nazionale per lo studio e la cura dei tumori della Fondazione “G. Pascale” di Napoli e promosso dall’Istituto e Dipartimento Medicina Veterinaria Produzioni Animali dell’Università Federico II.

Alfredo Budillon, direttore scientifico del polo oncologico, dichiara che l’ambiente è sempre più coinvolto nella causa di sviluppo del cancro al quale però concorrotno anche altri fattori.
Tale indagine comparata consiste in un questionario online volontario e completamente anonimo rivolto a coloro che posseggono o che hanno pesseduto un cane affetti da cancro o persone affette da cancro con un animale in famiglia.
Attraverso il sito della Facoltà di Medicina Veterinaria dell’Università del Queensland è possibile scaricare e compilare tale questionario. I dati raccolti verranno in seguito condivisi tra i responsabili del progetto per l’elaborazione statistica, lo studio e la creazione successiva di un abstract condiviso con il mondo scientifico durante i vari congressi, pubblicato su riviste scientifiche e alle presentazioni di vari convegni.

Secondo il docente di Anatomia Patologica, Orlando Paciello, la malattia neoplastica sia nel cane che nell’uomo si caratterizza per la stessa manifestazione clinica e la principale differenza sta solamente nella latenza che è minore nel cane. Dunque riuscendo a comprendere che tipi di esposizioni sono implicate in modo diretto nella carcinogenesi dei cani, allora si potranno applicare misure preventive e sceening negli animali stessi e nell’uomo.

 

Lascia un commento