di Francesco Caputi
Dopo l’interruzione delle relazioni diplomatiche nel 2016, a seguito degli attacchi alla sede diplomatica saudita in Iran, avvenuti a causa dell’esecuzione di un importante religioso sciita in Arabia Saudita, Riyad e Teheran hanno concordato ieri la normalizzazione dei loro rapporti.
Con quest’accordo, “la Repubblica islamica dell’Iran e il Regno dell’Arabia Saudita hanno concordato di riprendere le relazioni diplomatiche e riaprire le ambasciate e le missioni entro due mesi”, si legge in una dichiarazione congiunta.
L’accordo fra i due Paesi è stato raggiunto in Cina, dove sono avvenuti i negoziati, con la mediazione della Repubblica popolare.
“Le relazioni tra Teheran e Riad porteranno allo sviluppo della stabilità e della sicurezza regionale e aumenteranno la cooperazione tra i Paesi del Golfo Persico e il mondo islamico per affrontare le sfide esistenti”, ha detto Ali Shamkhani, segretario del Consiglio supremo per la sicurezza nazionale e guida della delegazione iraniana, dopo la firma dell’accordo.
Cosa rappresenta quest’accordo
L’accordo non farà sparire ovviamente le tensioni tra l’Arabia Saudita e l’Iran. Tuttavia, le sue conseguenze sono importanti: rappresenta infatti un’espansione dell’influenza della Cina in Medio Oriente, già in corso da alcuni anni grazie agli investimenti di Pechino nella regione, dall’Egitto (di cui la Repubblica popolare è il primo partner commerciale) al Golfo.
Per Pechino, il raggiungimento dell’accordo tra i due Paesi è quindi un successo diplomatico: non solo per l’espansione della sua influenza, ma anche per un secondo fine cinese: mettere in discussione anti-cinese degli Stati Uniti secondo cui la Repubblica popolare sarebbe una “minaccia all’ordine mondiale basato sulle regole”.