Il Teatro di San Carlo in tournée a Praga per il centenario dell’Istituto Italiano di Cultura

Di Giada Russo

Evento promosso dal Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale

Domenica 18 dicembre – ore 19.30

sala Dvořák Auditorium Rudolfinum

Il Teatro di San Carlo, il più antico teatro d’Opera del mondo in attività dalla sua fondazione, nel 1737, e tra i maggiori simboli della cultura italiana, celebra con una tournée il primo degli Istituti Italiani di Cultura all’estero, quello di Praga.

Orchestra e Accademia del Massimo napoletano diretti da Maurizio Agostini, si esibiranno domenica 18 dicembre nella sala Dvořák dell’Auditorium Rudolfinum sede della Filarmonica Ceca, nell’ambito delle celebrazioni per il centenario della fondazione dell’Istituto Italiano di Cultura di Praga, promosso dal Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, dalla Direzione Generale per la Diplomazia Pubblica e Culturale in collaborazione con l’Ambasciata d’Italia e l’Istituto Italiano di Cultura di Praga.

In programma arie da opera e ouverture dai capolavori di Wolfgang Amadeus Mozart, Gioachino Rossini, Vincenzo Bellini, Gaetano Donizetti, Giuseppe Verdi e Giacomo Puccini.

Il compito di comunicare attraverso l’arte musicale dei grandi compositori italiani dell’Ottocento è dunque affidato all’Orchestra e al più giovane organico del Teatro napoletano, l’Accademia di Canto Lirico, voluta da Stéphane Lissner e avviata nel 2021 durante la pandemia di Covid-19 che aveva a lungo paralizzato anche i teatri d’opera di tutto il mondo, come simbolo di rigenerazione e rinascita.
Su centinaia di candidati, soltanto 11 giovani cantanti, provenienti da Paesi come Armenia, Cina, Giappone, Cuba, Lituania e Georgia, oltre che naturalmente dall’Italia, sono stati ammessi al primo biennio di studio dell’Accademia, diretta da Ilias Tzempetonidis, ed affidata alle esperte cure di Mariella Devia, uno dei nomi di cantanti più illustri della recente storia dell’opera nel mondo.

“Dalla nascita del primo Istituto Italiano di Cultura cento anni fa – ricorda il Direttore Generale per la Diplomazia Pubblica e Culturale del Ministero degli Affari Esteri e Cooperazione Internazionale, Ambasciatore Pasquale Q. Terracciano – la nostra rete conta oggi 84 sedi che nel 2021 hanno realizzato oltre 5 mila eventi di promozione culturale. In occasione del Centenario, abbiamo preparato per la capitale ceca una serie di iniziative di primissimo ordine: la rappresentazione teatrale “Perché non io? / Why Not Me?”, co-prodotta da Fondazione Campania dei Festival e Napoli Est Teatro, lo spettacolo “Le voci di Dante” che ha visto Toni Servillo impegnato a recitare i versi del Sommo Poeta di fronte al pubblico ceco; l’inaugurazione di una straordinaria mostra sul presepe napoletano in collaborazione con il Ministero della Cultura, per concludere con il concerto dell’Orchestra del Teatro di San Carlo all’auditorium Rudolfinum. Il palinsesto realizzato a Praga presenta non casualmente un forte collegamento con la scena artistica della città di Napoli, poiché è stato ideato nell’alveo della Conferenza delle Direttrici e dei Direttori degli Istituti Italiani di Cultura, svoltasi proprio a Napoli, nel Teatro San Carlo, lo scorso luglio, grazie alla scelta della Farnesina di uscire dal proprio perimetro per andare a conoscere i territori e le istituzioni locali. Una scelta da cui sono nate collaborazioni proficue, di cui possiamo oggi apprezzare i risultati”.
Al Teatro di San Carlo dunque è affidato l’evento conclusivo delle celebrazioni.
“Uno straordinario concerto nel segno della cultura e della pace, questo lo spirito che animerà l’esibizione dell’Orchestra del Teatro di San Carlo a Praga – afferma il Presidente della Fondazione Teatro di San Carlo e Sindaco di Napoli Gaetano Manfredi- una ulteriore occasione per restituire centralità a Napoli nel mondo tramite una grande istituzione culturale”.

Si dice soddisfatto il Sovrintendente del Teatro San Carlo Stéphane Lissner che sottolinea come “il nostro Teatro con questa tournée torni a farsi ambasciatore della cultura italiana nel mondo. Dopo anni di stop a causa della pandemia il San Carlo torna infatti ad esibirsi all’estero e lo fa oltre che con la sua orchestra, con uno dei progetti a cui teniamo di più, la nostra Accademia, fucina dei talenti di domani. È per questo che desidero rivolgere un ringraziamento particolare alla Direzione Generale per la Diplomazia Pubblica e Culturale diretta dall’Ambasciatore Pasquale Quito Terracciano e a tutto il suo staff”.

Dopo gli anni bui della pandemia finalmente il Massimo partenopeo può riprendere i suoi viaggi per portare la sua musica nel mondo.

“Il Teatro San Carlo – dichiara il direttore generale Emmanuela Spedaliere – ha una storica vocazione internazionale. Dopo la tragedia della seconda guerra mondiale è stato il primo teatro italiano che ha avuto il coraggio di uscire immediatamente dai confini nazionali. Nel 1946 si svolse una memorabile tournée a Londra, al Covent Garden, mentre a Napoli, contemporaneamente, andavano in scena Traviata, Lohengrin, Bohème, Boris Godunov e Madama Butterfly. Oggi la Fondazione celebra, con la sua orchestra e i giovani solisti dell’Accademia di canto, il 100° anniversario della nascita del primo Istituto italiano di cultura a Praga nel 1922. Per il teatro è la prima tournée dopo la pandemia e lo spirito credo sia lo stesso del dopoguerra. Ripartire richiede sempre una nuova energia e il coraggio di lanciarsi in nuove sfide”.

Per la prima volta in tournée i giovani solisti dell’Accademia di canto del Teatro San Carlo guidati da Mariella Devia, considerata tra le migliori vocaliste della scuola di canto italiana contemporanea, daranno prova del loro talento anche all’estero.
L’Accademia, si propone di formare e perfezionare giovani talenti della lirica, di entrambi i sessi, offrendo l’opportunità di formarsi artisticamente sviluppando le caratteristiche essenziali per intraprendere un percorso lavorativo di cantante lirico professionista. Gli aspiranti cantanti lirici hanno tutti conseguito un diploma al Conservatorio e qualcuno di loro ha già avuto qualche esperienza in teatro. Le attività sono incentrate sul repertorio del ‘700 napoletano e del Belcanto e si propongono di garantire la trasmissione della tradizione lirica italiana alle nuove generazioni.

“Il prestigio di questa tournée che vede protagonisti la nostra Orchestra e gli allievi della nostra Accademia ci conferma che siamo sulla strada giusta e che valorizzare i talenti delle nostre maestranze senza rinunciare a formare una nuova generazione di artisti per il palcoscenico del futuro può rivelarsi una strategia vincente per un Teatro con la storia e l’importanza del San Carlo” afferma il direttore dell’Accademia Ilias Tzempetonidis.

Guida all’Ascolto dal programma di sala del concerto
di Dinko Fabris

Il secolo d’oro del belcanto da Mozart a Puccini: dare voce alle nuove generazioni

Questo programma è stato concepito per la prima tournée internazionale dell’Accademia di Canto Lirico del Teatro di San Carlo, che parte con un concerto a Praga il prossimo 18 dicembre 2022 per celebrare il centenario della creazione in quella capitale del primo Istituto Italiano di Cultura all’estero. Fin dall’inizio del suo mandato il Sovrintendente Stéphane Lissner aveva proposto l’istituzione di una Accademia del Teatro di San Carlo, sul modello di quelle da lui volute prima alla Scala di Milano poi all’Opéra di Parigi. Dopo aver selezionato su centinaia di candidati una ristretta cerchia di una dozzina di giovani cantanti italiani e di diversi paesi del mondo, l’Accademia del Teatro di San Carlo ha avviato il suo percorso formativo sotto la direzione di Ilias Tzempetonidis e la cura didattica affidata ad una delle più luminose voci del Belcanto italiano del nostro tempo, Mariella Devia. Dopo un primo debutto pubblico nell’estate 2021 al Palazzo Reale in occasione della mostra su Don Chisciotte (con esecuzione di arie dall’omonima opera di Paisiello, che sarà riprodotta integralmente al termine della tournée internazionale a Parigi nel 2023) e l’esordio con un recital per voci e pianoforte nella sala storica del San Carlo, per il concerto a Praga la giovane compagine dell’Accademia propone simbolicamente, dopo un omaggio a Mozart, una scelta di pagine immortali delle cinque “corone” italiane del melodramma ottocentesco: Rossini, Bellini, Donizetti, Verdi e Puccini, alternate a un Intermezzo e a Ouverture strumentali eseguiti dall’Orchestra del Teatro di San Carlo. Noteremo che oggi si tende ad assegnare alla parola Belcanto un significato meno legato cronologicamente ad un periodo storico ed a precise tecniche esecutive, restituendo l’idea etimologica della bellezza dell’intonazione vocale virtuosistica, mai piegata alla tecnica fine a se stessa.
Tutti gli autori in programma sono strettamente collegati a Napoli e in particolare alla storia del massimo teatro napoletano. Nel 1770 Wolfgang Amadeus Mozart, ancora quattordicenne, giunse a Napoli col padre Leopold allo scopo di abbeverarsi alla fonte di quelli che erano considerati allora i maggiori compositori d’opera del mondo, i napoletani. Ascoltò un’opera di Jommelli al Teatro di San Carlo, che aveva allora già 43 anni di vita e ricevette la promessa della commissione di un’opera che purtroppo non fu poi mai scritta. Ancora un’ eco del viaggio giovanile a Napoli si ritrova nell’ultima opera di Mozart rappresentata poche settimane prima della sua scomparsa, nel 1791, Die Zauberflöte (Il Flauto magico): Wolfgang ragazzo era stato così impressionato dalla visita al Tempio di Iside, riscoperto perfettamente integro negli scavi di Pompei nel 1764, da volerne una riproduzione per la scenografia originale del suo Singspiel di forte impostazione massonica. La seconda, funambolica, aria della Regina della notte “Der Hölle Rache kocht in meinem Herzen” (La vendetta dell’Inferno ribolle nel mio cuore) è del resto modellata sulle tante arie di furore tipiche del melodramma italiano, e specialmente napoletano, della seconda metà del Settecento. Con Mozart e i suoi contemporanei italiani si può dire che nasca il periodo d’oro del Belcanto, una vera estetica sonora piuttosto che uno stile esecutivo, che dominò per quasi un secolo le scene dei principali teatri del mondo, attraverso generazioni di straordinari interpreti, dive e divi osannati come e forse più delle odierne pop-star, che avevano a disposizione un repertorio di straordinario livello tecnico e artistico creato appunto dalle già ricordate “corone” dell’opera italiana, insieme a tanti coetanei oggi in gran parte dimenticati.
Il giovane Vincenzo Bellini, giunto a Napoli dalla nativa Catania per studiare al Conservatorio napoletano, fece il suo debutto a 24 anni sulle scene del Teatro di San Carlo nel 1826, invitato dall’impresario Domenico Barbaja che volle poi lanciarne il talento alla Scala di Milano aprendone la carriera internazionale. I Puritani, l’opera conclusiva del catalogo belliniano, era stata concepita per l’Opéra di Parigi ma avrebbe dovuto essere riproposta subito dopo al Teatro di San Carlo, in una versione appositamente redatta da Bellini: la morte prematura del compositore e una sfortunata spedizione lo hanno impedito, ma la recente ripresa filologica al San Carlo nel settembre scorso ha consentito di apprezzare un capolavoro non spesso eseguito. “O rendetemi la speme/Qui la voce sua soave” è il momento intenso e dolce in cui si manifesta la pazzia per amore della protagonista dei Puritani, Elvira, di fronte allo zio Giorgio e al rivale del suo promesso sposo, Riccardo.
Anche Gioachino Rossini era stato scoperto giovanissimo dall’intuizione dell’impresario Barbaja, che lo invitò a Napoli nel 1815 e subito dopo gli affidò la direzione del Teatro di San Carlo, dove il pesarese rimase fino al 1822, producendo sulle scene napoletane alcuni dei suoi più importanti capolavori prima di trasferirsi definitivamente a Parigi. Qui la sua carriera fu chiusa con un Grand Opéra in francese, il Guillaume Tell, nel 1829. Rossini aveva esordito con farse e opere comiche che ne avevano già messo in luce le qualità, fase culminante con il celebre Barbiere di Siviglia, che ebbe la prima a Roma nel 1816: “Una voce poco fa” è la cavatina di esordio della protagonista Rosina, brano dalle temibili difficoltà tecniche.
Dopo la partenza di Rossini, fu chiamato a dirigere il Teatro di San Carlo Gaetano Donizetti, che aveva studiato nella nativa Bergamo ma che avrebbe poi scritto la gran parte delle sue opere più acclamate proprio nel lungo periodo di permanenza a Napoli, prima di partire a sua volta per l’avventura di Parigi. Anche lui, come Rossini, scrisse come sua ultimo titolo per Parigi nel 1840 un Grand Opéra in francese, La Favorite, rielaborazione a sua volta di un soggetto storico ambientato a Napoli (L’ange de Nisida). Tra i tanti titoli “napoletani” di Donizetti il posto d’onore spetta certamente alla sua Lucia di Lammermoor, che ebbe la prima al San Carlo nel 1835, iniziando da lì un percorso mondiale che non si è mai arrestato. Sarà questa un’occasione per confrontare la precedente aria di follia belliniana con questa celeberrima della protagonista di Lucia, nel finale dell’opera. Uno dei momenti più alti del teatro musicale di tutti i tempi.
Giuseppe Verdi, il più grande operista della seconda metà dell’Ottocento, fu a Napoli quattro volte presentando al San Carlo alcuni dei suoi lavori più importanti, in alcuni casi prime assolute: Alzira, Luisa Miller e la prima versione in italiano de Les vêpres siciliennes (l’originale era stato composto come Grand Opéra e presentato in francese al teatro di Parigi nel 1855) oltre a una importante versione ampiamente riveduta del Don Carlo in italiano. Rigoletto, del 1851, appartiene (con Traviata e Trovatore) a quel periodo creativo di enorme successo per il quale fu coniato il termine di “Trilogia popolare” e del resto “La donna è mobile” – la melodia beffarda intonata dal duca di Mantova nel III e ultimo atto del Rigoletto, prima del tragico epilogo della vicenda – è una delle arie per tenore più famose dell’intera storia della musica (ne esiste un’incisione storica con la voce di Enrico Caruso). All’atteggiamento cinico del duca si contrappone l’aria iniziale di Gilda, “Caro nome”, in cui la ragazza ignara di essere stata ingannata canta la felicità dell’amore appena scoperto e descrive l’innocenza della figlia di Rigoletto che resterà fedele a quell’amore fino al sacrificio supremo, come nelle profetiche parole finali dell’aria: “E fin l’ultimo sospir, caro nome, tuo sarà.”
Tutti i compositori di questo concerto, oltre che con Napoli, sono collegati a Parigi: le due città non per caso furono giudicate da Stendhal “le sole due capitali”. Alcuni di loro ebbero con la capitale francese un rapporto ambivalente, a volte difficile, a cominciare dal giovane Mozart, fino a Bellini e Donizetti che pure vi avevano trionfato nel finale della loro vita. A Parigi sono ambientate alcune delle opere più celebri di Giacomo Puccini, a cominciare da Manon Lescaut nel 1893, un testo di origine settecentesca già musicato in francese da Jules Massenet dieci anni prima. L’Intermezzo che precede l’attuale secondo atto dell’opera, giustamente famoso, è considerato un prototipo per i numerosi simili numeri strumentali inseriti negli anni successivi dai compositori cosiddetti “veristi” nelle loro opere più celebri, a cominciare da Mascagni nella Cavalleria rusticana. Di ambientazione totalmente differente è Madama Butterfly, trionfo dell’esotismo di primo Novecento presentata da Puccini alla Scala di Milano nel 1904 con enorme successo. Uno dei punti nevralgici dell’opera è l’aria della protagonista Cio-Cio-San (la geisha chiamata “madama Butterfly”) che, rivolta alla sua cameriera Suzuki, descrive la sua traboccante felicità per l’imminente ritorno del suo sposo americano, Pinkerton: ma la visione è frutto della sua illusione che la porterà al tragico epilogo. In Tosca, allestita per la prima volta a Roma nel 1900, la protagonista del titolo è una cantante e dunque Puccini si misura con la tecnica del “teatro nel teatro”, ancor più pregnante nella celebre aria del II atto in cui Floria Tosca intona una preghiera a Dio in cui descrive il suo mestiere di artista: è la sua reazione inorridita alla richiesta del capo della polizia papalina, Scarpia, di ottenere il suo corpo in cambio della vita dell’amante pittore Mario, e non a caso dopo questo momento di estrema intensità si compie l’atto liberatorio con cui Tosca uccide il suo persecutore. Quasi vent’anni dopo Tosca, Puccini scrisse la sua unica opera comica, Gianni Schicchi, presentata al Metropolitan Opera di New York nel 1918 come parte del famoso “Trittico” (con Tabarro e Suor Angelica) ma ebbe poi anche vita autonoma derivata dal particolare favore del pubblico. La trama fu sviluppata dal librettista Giovacchino Forzano a partire da un episodio del canto XXX dell’Inferno di Dante: l’estroso Gianni Schicchi accetta la proposta indecorosa dei parenti dell’appena defunto Buoso Donati di recitare la parte di quel ricco mercante col notaio che dovrebbe registrare un testamento a loro favore, ma gioca d’astuzia intestando tutto a se stesso e proteggere cosi l’amore di due ragazzi, Lauretta e Rinuccio. Ed è proprio quest’ultimo ad intonare parole che descrivono la giovinezza e la primavera dell’amore: “Firenze è come un albero fiorito”, dove si trovano espressioni come “le radici…forze nuove… Firenze germoglia… l’Arno canta…e il suo canto è si dolce e sì sonoro”. Con questo omaggio alla giovinezza e all’amore si chiude il cerchio aperto in questo programma dal compositore sempre giovane per antonomasia, ossia Mozart, programma affidato alle giovani promesse del canto lirico che da Napoli cominciano il loro percorso europeo.

ORCHESTRA E ACCADEMIA DEL TEATRO DI SAN CARLO

Direttore | Maurizio Agostini

Allievi dell’Accademia del Teatro di San Carlo
Soprani | Laura Ulloa, Chiara Polese, Maria Sardaryan
Tenori| Li Danyang, Giorgi Guliashvili
Baritono | Takaki Kurihara

Programma
Gioachino Rossini
Guglielmo Tell, Ouverture

Vincenzo Bellini
I puritani, “O rendetemi la speme… Qui la voce sua soave”
Maria Sardaryan | Soprano

Gioachino Rossini
Il barbiere di Siviglia, “Una voce poco fa”
Laura Ulloa | Soprano

Giacomo Puccini
da Gianni Schicchi, “Firenze è come un albero fiorito”
Li Danyang | Tenore

Giuseppe Verdi
I vespri siciliani, Ouverture

Gaetano Donizetti
da L’Elisir d’amore, “Una furtiva lagrima”
Giorgi Guliashvili| Tenore

Gaetano Donizetti
Lucia di Lammermoor, “Ardon gli incensi”
Maria Sardaryan | Soprano

Giacomo Puccini
da Madama Butterfly, “Un bel dì vedremo”
Chiara Polese | Soprano

Giuseppe Verdi
da Rigoletto, “Caro nome”
Laura Ulloa | Soprano

Giacomo Puccini
da Manon Lescaut, “Intermezzo”

Giuseppe Verdi
da Rigoletto, “La donna è mobile”
Li Danyang | Tenore

Giacomo Puccini
da Tosca, “Vissi d’arte”
Chiara Polese | Soprano

Wolfgang Amadeus Mozart
da Die Zauberflöte, “Der Hölle Rache”
Maria Sardaryan | Soprano

Orchestra del Teatro di San Carlo

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