L’instabilità dell’alleanza sino-russa. Le preoccupazioni della Cina per la guerra in Ucraina e i contrasti fra gli interessi di Mosca e di Pechino in Asia centrale

di Francesco Caputi

 

E’ iniziato due giorni fa il vertice di Samarcanda dell’Organizzazione per la Cooperazione di Shanghai (SCO), di cui fanno parte, oltre alla Cina e alla Russia, India, Pakistan, Kazakistan, Kirghizistan, Tagikistan, Uzbekistan e Iran.

Strette di mano e saluti cordiali fra Putin e Xi Jinping, ma dal presidente cinese neanche una parola di sostegno esplicito alla guerra di Mosca in Ucraina. Secondo gli analisti, si tratta del resoconto finale “più freddo di sempre”.

Xi Jinping continua ad accusare la NATO per lo scoppio della guerra e a criticare l’unipolarismo americano, ma, allo stesso tempo, afferma che è necessaria stabilità in “questo mondo caotico” e che la Cina è pronta ad offrire “stabilità ed energia positiva”. Insomma, la Cina riconosce le ragioni della Russia in Ucraina, ma non ha intenzione di morire per Mosca. Anzi, in questo momento, alcuni degli interessi cinesi sono in contrasto con quelli russi.

Le difficoltà della Russia in Ucraina stanno facendo vacillare il peso e la reputazione di Mosca nelle ex repubbliche sovietiche, e questo potrebbe rivelarsi un vantaggio per la Cina. Prima del vertice di Samarcanda, il presidente Xi Jinping aveva visitato il Kazakistan, storico alleato di Mosca, ma in cui la Russia ora sta gradualmente perdendo potere. Astana mantiene infatti la neutralità sul conflitto in Ucraina, e non ha riconosciuto le Repubbliche di Donetsk e Lugansk. Pechino ha un forte interesse ad espandere la sua influenza nel Paese: il 20% delle esportazioni del Kazakistan è infatti destinato alla Cina, e il Paese gioca un ruolo fondamentale anche per la nuova via della seta in direzione ovest e sud. Anzi, fu proprio ad Astana che Xi Jinping, nel 2013, presentò il progetto della Belt and Road Initiative. La Cina ha stretto i suoi legami con il Kazakistan anche nel settore dell’istruzione, con l’apertura di cinque Istituti Confucio nel Paese e con l’aumento degli studenti kazaki nelle università cinesi.

Come ha spiegato al Washington Post Theresa Fallon, direttrice del Center for Russia Europe Asia Studies in Brussels, “la Russia ha degli interessi in Asia centrale, e la Cina li sta lentamente divorando. Questo offre alla Cina un’opportunità, perché la Russia è davvero in svantaggio”.

La Russia si avvia così a diventare il partner minore dell’ “alleanza sino-russa”, o, peggio ancora per Mosca, quando Putin sarà costretto a vendere numerosi asset russi alla Cina a causa dell’effetto delle sanzioni, una “colonia cinese”.

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