Perché la guerra in Ucraina renderà la Russia una “colonia cinese”

di Francesco Caputi

Una guerra che dovrebbe portare al superamento del modello internazionale basato sull’egemonia americana e che dovrebbe preparare l’avvento del modello multipolare. Questo è almeno ciò che la propaganda russa racconta, secondo quanto emerge dai discorsi di Vladimir Putin e del ministro degli Esteri russo Lavrov. Ed è proprio per questo motivo che i filo-russi europei sostengono la guerra di Mosca, nella speranza che questo possa danneggiare l’egemonia statunitense.

Niente di più sbagliato e distante dalla realtà. Al contrario, la guerra russo-ucraina avrà come conseguenza un indebolimento economico e geopolitico della Russia, un compattamento della NATO in Europa e il ritorno di un mondo bipolare (e non multipolare) diviso nei blocchi euro-americano e sino-russo. In quest’ultimo blocco, la Russia diverrà il partner minore, e sarà sempre più dipendente da Pechino.

La Russia diverrà una “colonia cinese”

Secondo gli analisti americani, tra cui l’esperto di politica estera Harry Kazianis, la Russia uscirà da questo conflitto a pezzi. Putin sarà costretto a vendere numerosi asset russi alla Cina a causa dell’effetto delle sanzioni. Secondo Kazianis, Putin “dovrà accettare di diventare a un certo punto una colonia della Cina”, perché “questo è l’unico modo per lui di ottenere il supporto finanziario che gli serve per sopravvivere”. I cinesi, spiega l’esperto, vedono insomma nella guerra in Ucraina un’ottima occasione per ottenere “un punto d’appoggio in Russia”, dal momento che “vedono triliardi di dollari nelle risorse” di Mosca.

Dello stesso parere il giornalista Federico Rampini: “Nel lungo periodo Putin pagherà dei prezzi inenarrabili, lascia questo problema in eredità al popolo russo per le prossime tre generazioni, se ne accorgeranno loro di cosa vorrà dire… La Russia si avvia a diventare una colonia cinese”.

Il rafforzamento della NATO

La guerra russa in Ucraina, inoltre, al contrario di quanto afferma la propaganda putiniana, non sta affatto mettendo in difficoltà gli americani. Ha invece ridato forza alla NATO in Europa e ha avuto come conseguenza l’imminente entrata di due nuovi Paesi (Svezia e Finlandia) nell’Alleanza Atlantica. Come ha affermato il segretario generale della NATO Stoltenberg, Putin “voleva meno Nato ai suoi confini. Ha scatenato una guerra: ora ottiene più Nato ai suoi confini e più Paesi membri dell’Alleanza”.

Fino a qualche anno fa si parlava, al contrario, di anacronismo della NATO: Macron in un’intervista del 2019 arrivò ad affermare che l’Alleanza Atlantica era “in stato di morte cerebrale”. Ed era proprio Macron che perseguiva una politica estera di “sovranità europea”, per avere meno USA nel Vecchio Continente e migliori relazioni con la Russia. Secondo il presidente francese, Mosca non aveva altra scelta che quella di distendere i rapporti con l’Europa, pena diventare un satellite cinese.

Il progetto di Macron di partenariato tra Russia ed Europa è sempre stato avversato dagli Stati Uniti. Trump, nel 2018, cercò in ogni modo di spaccare l’asse tra la Russia e la Germania, arrivando a minacciare Berlino di scegliere tra l’acquisto il gas liquefatto americano e la perdita dell’ombrello protettivo della NATO.

L’asse russo-europeo è sempre stato un incubo per gli americani, e, prima di loro, dei britannici. Secondo la teoria dell’Heartland del geografo inglese Sir Halford Mackinder, delineata nel 1904, un’alleanza tra la Russia e la Germania avrebbe messo a serio rischio l’egemonia dell’impero britannico, dal momento che tutta l’Eurasia sarebbe caduta sotto l’egemonia dell’asse Berlino-Mosca. Il pensiero di Mackinder fu poi recuperato dagli Stati Uniti, che dopo la Seconda guerra mondiale assorbirono la potenza marittima e commerciale dell’Impero britannico, come previsto dal progetto “War and Peace Studies” del Council on Foreign Relations, think tank americano che giocò un ruolo fondamentale all’interno del governo statunitense sotto l’amministrazione Roosevelt.

Ritornando ai giorni nostri, il partenariato euro-russo sognato da Macron, accompagnato dal progetto dell’esercito europeo, avrebbe messo a serio rischio l’egemonia americana in Europa.

Per questo motivo, prima dello scoppio della guerra, Macron ha tentato di evitare lo scoppio del conflitto con il suo faccia a faccia con Putin a inizio febbraio, ricevendo dal presidente russo delle garanzie di “de-escalation” (non mantenute) per “costruire – spiegò Macron – una vera sicurezza e stabilità per il continente europeo”. A Mosca si recarono anche Scholz e la ministra Baerbock, che, come ha spiegato il professore emerito di Filosofia politica all’Università Humboldt di Berlino, avvertirono Putin “che una guerra di aggressione russa avrebbe inevitabilmente condotto alla fine delle relazioni economiche, all’interruzione dell’interdipendenza energetica e alla separazione dei sistemi finanziari”.

L’attacco russo all’Ucraina ha quindi causato provocato l’interruzione del dialogo euro-russo e la rinascita della NATO. E, infine, la guerra russo-ucraina si rivela anche l’occasione per Pechino di appropriarsi degli asset e delle risorse della Federazione russa.

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