Cuba, proseguono le proteste contro il governo. Le cause del malcontento popolare

di Francesco Caputi

 

Proseguono, seppur con meno impeto rispetto ai giorni precedenti, le proteste iniziate l’11 luglio a San Antonio de los Baños, per poi estendersi a tutta Cuba. I manifestanti, al grido di “Abbasso Díaz-Canel”, “Abbasso il comunismo” e “Libertà”, chiedono le dimissioni del presidente Dìaz-Canel.

Le proteste hanno incontrato una durissima repressione da parte delle forze di polizia: decine di arresti, scontri violenti nelle piazze, aggressioni da parte dei paramilitari del Partito Comunista cubano; e un morto, Diubis Laurencio Tejeda, 36 anni, ucciso il 14 luglio per le strade di La Guinera a colpi di pistola dalla polizia. Secondo Waldo Herrera, un testimone oculare intervistato dalla Reuters, gli agenti hanno reagito alla protesta sparando direttamente sulla folla. “Penso che i comunisti abbiano perso il controllo, non hanno una soluzione per questa drammatica crisi”, ha detto. “La gente è stanca di tutta questa umiliazione, di tutta questa repressione”, ha aggiunto. Secondo Amnesty International, gli arresti in totale sarebbero 140.

Il governo cubano, oltre alla repressione violenta, ha reagito anche bloccando domenica per varie ore l’accesso a Facebook, Instagram, WhatsApp e Telegram, per impedire la diffusione di immagini e video delle proteste e per impedire ai manifestanti di organizzarsi.

Le cause delle proteste

I manifestanti lamentano una gravissima carenza di cibo e medicinali e accusano il governo della cattiva gestione dell’emergenza sanitaria. L’inflazione è aumentata nell’ultimo periodo del 500% e, a causa della pandemia, il PIL è crollato dell’11%, soprattutto a causa dello stop del turismo, che costituiva il 10% del PIL. Cuba sta vivendo la peggior crisi economica degli ultimi 30 anni, peggiore persino di quella che il Paese attraversò nei primi anni Novanta, a causa del crollo dell’Unione Sovietica, principale partner commerciale del Paese. Ad aggravare l’attuale situazione anche la riduzione degli aiuti provenienti dal Venezuela.

I manifestanti mostrano inoltre insofferenza per l’economia centralizzata del Paese: nonostante il governo abbia mostrato delle aperture alle piccole imprese, l’autonomia di queste ultime è estremamente limitata, a causa del severo controllo statale.

Il presidente Dìaz-Canel, tuttavia, afferma che la causa della crisi economica cubana è l’embargo degli Stati Uniti (eliminato nel 2014 da Obama e ripristinato da Trump nel 2017). “Siamo qui per denunciare l’embargo americano”, ha detto il presidente durante una manifestazione indetta dal governo, alla quale hanno partecipato soprattutto dipendenti di enti e aziende di Stato. “Il nemico ce la mette tutta per distruggere l’unità e la pace di Cuba”, ha proseguito. Secondo Dìaz-Canal, i manifestanti sarebbero infatti dei “burattini” manovrati dagli americani e Cuba sarebbe vittima di un complotto internazionale ordito dagli Stati Uniti. Ivette Garcia Gonzales, storica dell’Università dell’Avana, afferma però che l’embargo sia semplicemente uno strumento “utilizzato dal governo per sviare l’attenzione e giustificare le sue politiche erratiche”.

La reazione degli Stati Uniti

Il presidente statunitense Joe Biden ha affermato di essere vicino ai manifestanti cubani. “Siamo al fianco del popolo cubano e al suo forte grido per la libertà dalla tragica stretta della pandemia e da decenni di repressione e di sofferenza economica, alle quali è assoggettato dal regime autoritario cubano”. Biden ha inoltre definito Cuba uno “stato fallito che reprime i propri cittadini” e ha affermato che “il comunismo è un sistema fallito”.

Le proteste contro il regime cubano si sono estese anche alla Florida, presso la comunità degli esuli cubani, con una grande manifestazione avvenuta a Miami. Alcuni esuli cubani hanno addirittura avviato una raccolta firme per chiedere al governo americano un intervento armato.

La reazione della Russia

Dalla Russia, storica alleata di Cuba, arrivano accuse indirette agli Stati Uniti di fomentare le proteste contro il governo cubano. “Consideriamo inaccettabile che ci sia un’interferenza esterna negli affari interni di uno Stato sovrano o qualsiasi azione distruttiva che incoraggi la destabilizzazione della situazione sull’isola”, ha detto la portavoce del ministero degli Esteri Maria Zakharova, facendo indirettamente riferimento agli Stati Uniti.

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