CITTA’ FRAGILE – “Dimitte nobis debita nostra”

a cura di Massimo Pollice

Un passo del Pater Noster recita: “Rimetti a noi i nostri debiti”.

Correva l’aprile 2020 quando la Giunta del Comune di Napoli approvava “la cancellazione del debito storico”.

Si trattava dei debiti del post terremoto, dei rifiuti e dei “derivati”, gli swap ossia operazioni finanziarie in scadenza nel 2025 e 2035 del valore totale di circa 300 milioni.

Una delle banche che ha contratti di swap con il Comune di Napoli è la Deutsche Bank, contratti stipulati prima dell’avvento del sindaco de Magistris. E questa delibera di aprile 2020 ha messo in allarme la banca.

Recentemente la giunta aveva anche innestato la retromarcia con  un’altra delibera in cui si chiariva che “permane l’efficacia e la validità degli swap”. Una marcia indietro per evitare “le conseguenze onerose del giudizio a Londra”, con “aggravio di spese”.

Il tutto è conseguenza di quel precedente atto rivoluzionario (forse più ridicolo che rivoluzionario) contro “il debito ingiusto” in cui si preannunciava “ogni azione per chiudere i derivati che sono vere e proprie scommesse finanziarie”.

Oggi si viene a sapere che il Comune rende disponibili € 75.000 per spese legali relative alla faccenda, dovendo comparire davanti ad una corte di Londra e/o affrontare una vertenza legale con le banche.

Subito il ragioniere Grimaldi scrive a sindaco e assessori: “Si ritiene opportuno evidenziare che la natura di atto di mero indirizzo della delibera rileva anche ai fini della totale assenza di responsabilità della dirigenza di questo Comune rispetto agli oneri che ricadranno a carico del bilancio comunale, sia per la difesa giudiziaria dell’ente sia in caso di esito giudiziario non favorevole”.

Orbene quindi i napoletani pagheranno le spese legali per effetto di una delibera di giunta pasticciata o illegittima, mi viene in mente di chiedere ai cittadini: “Tali spese  non dovrebbero essere sostenute da chi ha errato o pasticciato in nome di battaglie ideologiche personali o comunque legate a valori (secondo il mio giudizio discutibili, perché i debiti si pagano) personali o condivisi da una minoranza?”

Non si dovrebbero addebitare i costi a chi ha avuto la volontà di iniziare questa battaglia ideologica (persa in partenza)?

Ma se noi chiediamo sommessamente a nostro Signore la remissione dei nostri debiti, come è possibile che alcuni amministratori si arroghino il diritto di deliberare (se anche come indirizzo) l’annullamento di un debito unilateralmente?

Massimo Pollice

Ingegnere esperto di Infrastrutture ed Ambiente

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