Se questa è una fila (per la spesa): quando il Coronavirus ci rende tutti pizzaioli – LA RICETTA

Siccome io credo davvero in quel che scrivo – al contrario di tanti colleghi – di buona lena mi sono apprestata a fare la spesa attorno alle 15, in questo sabato qualunque, un sabato italiano.

Mi dico che verso quest’ora non troverò nessuno in fila al supermercato, anche se abito in pieno centro e anche se probabilmente tra gli scaffali non troverò tutto ciò che cerco (tipo il lievito di birra) ma poco male, facciamo di necessità virtù. Giungo nel punto vendita di una celebre catena di supermercati italiani in zona via Toledo, a Napoli e noto con sommo stupore che si sono organizzati con i numeretti, quelli che usano al banco della salumeria. Ottimo! Esclamo nel mio cuoricino, felice di non dover fare a pugni con nessuno per entrare.

Prendo il mio numero, sono il 70. Peccato che la fila sia arrivata al numero 5 e che facciano entrare 5 persone alla volta. Mi siedo in un cantuccio, a siderale distanza da chiunque, mi metto anche il cappuccio in testa perché ho freddo. Passa un quarto d’ora. Dentro sono sempre al numero 5. Decido di prendere il volantino delle offerte, per perdere un altro po’ di tempo. Un signore anziano mi chiede, sempre a distanza di sicurezza, che numero sono. Dopo la mia replica, lui scuote la testa sconsolato “dentro stanno ancora al cinque!”. Il fatto che dopo quasi mezz’ora il numero sia rimasto invariato non è un buon segno ma non mi perdo d’animo: a poca distanza, in via Medina c’è un altro supermercato, andrò a dare un’occhiata li.

Ma pochi passi dopo la situazione non migliora; questo supermercato è in via Medina e la fila inizia verso la Chiesa della Pietà dei Turchini, che poi è anche chiusa, il che mi fa sentire un po’ più senza Dio. Mi faccio coraggio, la fila sembra scorrevole. Stringo la mia borsetta di tela di Tesco che nella mia fervida fantasia mi fa sentire a Londra, infilo gli auricolari e ascolto un po’ di musica in attesa di entrare. Un bel po’ di musica, diciamo, anche un po’ di un film anni Novanta con Raoul Bova. E dopo un po’ entro, finalmente!

Stasera pizza!

Inforco i miei guantini di lattice da chirurga dei poveri, agguanto un carrellino arancione e mi avvio verso la sezione di frutta e verdura. Un addetto mi fa una cazziata perché devo utilizzare anche i loro guanti monouso oltre ai miei, peccato che io già normalmente non riesco ad aprirli, figuriamoci con due guanti! Storto o morto, riesco ad accaparrarmi la mia frutta e la mia verdura o almeno, quella che trovo. Nel supermercato c’è parecchia gente ma tutti cercano di rispettare i dettami di sicurezza. Prendo letteralmente un secchio di yogurt magro, poi qualche genere di conforto e mi dirigo verso il reparto salumeria per aggiudicarmi salumi e formaggi (in vaschette già confezionate per evitare la fila).

Agguanto trionfante un panetto di lievito da 500 gr e lo ficco nel carrello nascondendolo un pochino, neppure fosse un prezioso. Evvai, almeno ho il lievito! Giubilo, dirigendomi verso il reparto degli alcolici, sezione aperitivo. L’aperol è finito, il Campari pure e io non mi sento tanto bene. Recupero un surrogato dell’aperol e lo infilo nel carrello, non guardo neppure il prezzo: dopotutto, è sempre sabato. Spedita raggiungo l’angolo delle farine: nonostante il cartello esposto che prega la clientela di prendere “solo 3 confezioni” di farina 00, essa è inesorabilmente terminata. Sospiro, mi guardo attorno. Noto una sorta di brick che sembra latte ma invece è farina 00. Che fortuna! Mi dico. infilandolo nel carrello, ignara del fatto che fossero 700 grammi e non un kg. Me lo diceva sempre il prof di filosofia al liceo di leggere prima di acquistare o firmare! Che poi vorrei dire… ma che ci fate con tutta questa farina 00? Non sapete che ci sono anche altri tipi di farine? Ma soprattutto, non sapete che troppi carboidrati fanno male e sta arrivando l’estate e ci dobbiamo mettere in costume?!

Rotolo dietro le ruote del carrello, recuperando tutto (più o meno) ciò di cui ho bisogno. Raggiungo la cassa senza fatica e scambio due chiacchiere con la giovane cassiera “Qui viene gente anche solo per comprare un pezzo di pane. Non hanno capito granché”. “E dire che siamo con meno personale”, le fa eco una collega, anche lei col viso coperto da una mascherina. Sorrido, le ringrazio perché stanno lavorando e sorridono nonostante io al posto loro avrei già preso a calci tutti quanti. Anche se mi danno del lei “Signora lei sembra giovane ma da tutte queste cose che ha comprato penso che non viva da sola” sembra quasi giustificarsi, mentre recupera dal rullo la confezione di formaggini MIO.

Con le nostre quattro buste di spesa, Mario ed io torniamo a casa. Anche oggi è fatta. Abbiamo la farina e il lievito ed è il momento di dare al mondo la ricetta della mia infallibile pizza.

L’impasto per la pizza- La ricetta

Ingredienti (per circa 4 pizze tonde)

  • 500 gr. farina Manitoba
  • 500 gr. farina 00 (in sostituzione, si può usare tutta farina 00)
  • 25 gr. di lievito di birra fresco o 7gr di lievito di birra secco
  • 700 ml di acqua a temperatura ambiente
  • 2 cucchiai di olio
  • 2 cucchiai di burro fuso
  • un cucchiaio di sale
  • un cucchiaino di zucchero

Preparazione

  1. Mischiate le due farine. Aggiungete il burro, mischiando, poi l’olio e infine il sale, avendo sempre cura di mischiare bene. In una tazzina, prendete parte dell’acqua e discioglietevi il lievito, unendo anche il cucchiaino di zucchero. Coprite e lasciate riposare qualche attimo.
  2. Unite al composto di farine anche l’acqua, impastando pian piano, infine il lievito, continuando a impastare. Dovrete ottenere un impasto liscio e sodo. Se è troppo umido e appiccicoso, aggiungete un po’ di farina, se troppo secco, ancora un po’ di acqua.
  3. Prendete una ciotola ampia, spolveratela di farina e ponetevi l’impasto. Tracciate con un coltello dalla lama bagnata una croce e copritelo con pellicola trasparente o con un canovaccio umido. Ponete a lievitare in un luogo caldo circa due ore o fino al raddoppio.
  4. Una volta raddoppiato, reimpastate velocemente l’impasto, dividete in 4 pagnottelle e quindi stendetele con le mani unte di acqua e olio in 4 teglie tonde (o due leccarde, in base alla forma che preferite dare). Coprite con un canovaccio asciutto e fatele lievitare ancora 30 minuti prima di condirle a piacimento e cuocere in forno molto caldo (250 gradi circa) per 20 minuti o finché saranno dorate.

 

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