Ucciso per la donna del boss: il racconto choc dell’amico che ha assistito alla barbara uccisione di Vincenzo

di M. A.

Le confessioni dell’amico traditore. Un bacio sulla bocca prima di farlo fuori. È così che uno dei mandanti dell’omicidio di Vincenzo Amendola anticipò a Gaetano Nunziato, 23 anni, l’ordine di uccidere il 18enne. Una punizione: Vincenzo si era vantato di una relazione proibita con la donna di uno dei boss del clan Formicola.  Nunziato è stato arrestato sabato con l’accusa di omicidio aggravato dalle modalità mafiose e ha iniziato a collaborare con la giustizia rivelando i particolari atroci della sera in cui Vincenzo venne ucciso. È stato proprio lui, Nunziato, a portare Vincenzo nella trappola, in quel campo abbandonato di viale 2 Giugno, alle spalle del laghetto del Parco Troisi, piena Taverna del ferro, il cosiddetto “Bronx”. Il luogo che sarebbe diventato la sua tomba. Il 23enne probabilmente spaventato dalla sua posizione di testimone scomodo ha deciso di collaborare con i magistrati e raccontare i dettagli di quella sera. Ha detto che con lui c’erano altre due persone, ma non ha fatto i loro nomi. Nunziato dice di aver partecipato al momento dell’uccisione di Vincenzo ma di non aver sparato. Racconta che giunti sul luogo, Vincenzo si trovò davanti i suoi carnefici: li implorò, iniziando a piangere, di non ucciderlo, ma non ci fu pietà. La pistola si inceppò, ma a quel punto il giovane che la impugnava ricaricò e fece partire un primo colpo che lo centrò allo zigomo. Fu necessario un secondo colpo di pistola esploso da un altro giovane, parente dei Formicola, il clan egemone nella zona di Taverna del Ferro, per ucciderlo.

Il seppellimento e la fuga. Nunziato capì che il suo amico era morto. Il sicario però, volle accertarsene e prese a calciare il suo corpo. A quel punto i due sicari ordinarono a Nunziato di seppellire Vincenzo, per poi sparire nel nulla. Invece Nunziato è scappato per qualche giorno, rifugiandosi a casa della zia a San Giorgio a Cremano, fino a sabato quando è stato fermato dalla polizia. Un altro dettaglio raccapricciante arriva dal verbale della prima udienza dell’amico traditore: si era impossessato del telefonino Samsung della vittima e aveva postato su Facebook un selfie con un altro complice, scattato poco dopo l’omicidio in una abitazione.

I rapporti con il clan Formicola. Dalle indagini, condotte dai carabinieri e dalla polizia e coordinate dalla Direzione distrettuale antimafia di Napoli, emerge che Amendola era un “frequentatore assiduo della famiglia camorristica dei Formicola”. Indagini successive hanno consentito di acccertare che uno dei presunti assassini del 18enne sarebbe stato proprio il figlio di una donna moglie di un personaggio di spicco della cosca criminale.

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