Referendum sul taglio dei parlamentari, perché votare Sì e perché votare No

di Francesco Caputi

 

Il 20 e il 21 settembre gli italiani saranno chiamati a votare per il referendum sul taglio dei parlamentari. La riforma prevede la riduzione del numero dei deputati (da 630 a 400) e dei senatori (da 315 a 200) e, nel caso in cui dovesse essere approvata, entrerebbe in vigore a partire dalle prossime elezioni politiche.

Le motivazioni del Sì e le motivazioni del No

Il fronte del Sì sostiene che la riforma comporterebbe una riduzione dei costi della politica e che un Parlamento meno numeroso sarà anche più efficiente. Inoltre, sempre secondo il fronte del sì, una riduzione del numero dei parlamentari renderebbe più facile il giudizio dei cittadini verso gli eletti e più trasparente la vita politica, e una vittoria del sì al referendum potrebbe dare il via a una nuova stagione di riforme.

Secondo il fronte del No, invece, la riforma ridurrebbe solamente la rappresentanza territoriale, dal momento che diminuirebbe anche il numero di senatori eleggibili. Alcune regioni, come l’Umbria e la Basilicata, subirebbero un taglio del 57% dei seggi. Inoltre, un numero ridotto di deputati e senatori, secondo i sostenitori del No, vorrebbe dire dare più potere ai leader di partito e minor possibilità di dissenso all’interno dei gruppi parlamentari. Infine, il fronte del No ritiene che la riforma abbia una chiara impronta populista e antipolitica, e che il risparmio sarebbe solamente dello 0,007% della spesa pubblica.

Le posizioni dei partiti

M5S

Il M5S è tra i principali sostenitori della riforma. Tra i pentastellati solo pochi sono contrari. Fra i parlamentari del Movimento contro il referendum Mara Lapia, Andrea Colletti, Elisa Siragusa e Andrea Vallascas.

PD

Il PD voterà Sì, una posizione portata avanti dal segretario di partito Nicola Zingaretti. Il PD propone “di accompagnare la campagna per il sì al referendum con una raccolta di firme per il bicameralismo differenziato”. Ma molti esponenti dem, fra i quali Prodi, Veltroni, Arturo Parisi, Rosy Bindi, Laura Boldrini e Matteo Orfini, voteranno no.

Italia Viva

Matteo Renzi ha definito la riforma “un tributo alla demagogia: senza il monocameralismo non cambia nulla”. La posizione del No è stata espressa esplicitamente da Luigi Marattin e da Roberto Giachetti.

Lega

Matteo Salvini ha affermato che voterà Sì. Giancarlo Giorgetti, Claudio Borghi, Gian Marco Centinaio voteranno no.

Forza Italia

Gran parte degli esponenti di Forza Italia sono per il No alla riforma, molto criticata da Silvio Berlusconi, che l’ha definita “una restrizione degli spazi di democrazia, di rappresentanza e di libertà”. Pochi gli esponenti che voteranno Sì, fra i quali Renato Brunetta e Andrea Cangini.

Fratelli d’Italia

Quasi tutti gli esponenti di Fratelli d’Italia voteranno Sì. “Io sono favorevole al taglio dei parlamentari, lo sono sempre stata, tra l’altro il primo a tagliare i parlamentari fu il centrodestra. Se gli italiani faranno un’altra scelta si farà un altro governo, spero con le elezioni, e un’altra riforma migliore”, ha detto Giorgia Meloni. Guido Crosetto è fra i pochissimi schierati per il No.

Azione e +Europa

Azione e +Europa sono per il No. “È un taglio indiscriminato che leva rappresentanza a una Camera e che complica il lavoro parlamentare”, ha detto Calenda. Per Emma Bonino, la riforma è una “mutilazione della Costituzione”.

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