Il Senato respinge le mozioni di sfiducia sul ministro Bonafede – La vicenda

L’Aula del Senato ha bocciato entrambe le mozioni di sfiducia nei confronti del ministro della Giustizia Alfonso Bonafede. “Sono soddisfatto, ora al lavoro” ha commenta Bonafede “Ho sempre rigettato l’idea di una giustizia divisa tra giustizialismo e garantismo – ha aggiunto – . La stella polare è la Costituzione. Importante che maggioranza abbia trovato sintesi”.

La vicenda

Ben due erano state le mozioni di sfiducia. La prima, presentata a firma dei capigruppo di Lega, FdI e Fi, Massimiliano Romeo, Luca Ciriani e Anna Maria Bernini, partiva alla vicenda della mancata nomina a capo del Dap del pubblico ministero, Nino Di Matteo, è stata bocciata con 131 sì, 160 no e un astenuto. Stessa sorte per la seconda, presentata da Emma Bonino (+Europa): 158 no, 124 sì, 19 astenuti. Matteo Renzi che aveva lasciato in sospeso la maggioranza alla fine ha votato per “salvare” l’esponente del Movimento 5 Stelle.

Il caso Dap e le scarcerazioni

In Aula il ministro Bonafede ha provato a rintuzzare le accuse sul suo operato. A partire dalla scelta del capo del Dap che portò il ministro della Giustizia a scegliere Francesco Basentini invece di Nino Di Matteo: non ci fu “nessun condizionamento. Non sono più disposto a tollerare alcuna allusione o ridicola illazione” ha assicurato il Guardasigilli. Una vicenda che “è stata ormai a dir poco sviscerata in ogni sua parte» e «sono stati ampiamente sgomberati tutti gli pseudo-dubbi”. E ancora su un altro punto che aveva rovesciato sul Guardasigilli gli attacchi dell’opposizione: “È totalmente falsa l’immagine di un governo che avrebbe spalancato le porte delle carceri addirittura per i detenuti più pericolosi”, perché i giudici che hanno scarcerato i detenuti in questi ultimi mesi lo hanno fatto in base a leggi “in vigore da 50 anni e che nessuno aveva mai cambiato”.

La polemica

Negli giorni scorsi, il magistrato antimafia Nino Di Matteo e Bonafede erano stato al centro di una polemica di cui si è largamente trattato sui vari giornali. Di Matteo aveva accusato pubblicamente Bonafede di avergli negato nel 2018 un prestigioso incarico al ministero della Giustizia per via di alcune pressioni ricevute da boss mafiosi, che si sarebbero lamentati dell’eventuale nomina. In sostanza Di Matteo ha lasciato intendere che Bonafede sia stato condizionato nella sua valutazione più dal parere di un gruppo di mafiosi, che dai meriti o demeriti di Di Matteo. Di Matteo è considerato da diverso tempo molto vicino al Movimento 5 Stelle, di cui Bonafede è uno dei leader più noti, e la polemica ha creato due fazioni separate all’interno del principale partito di governo.

 

(ANSA, Sole 24 Ore, IlPost)

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