Coronavirus, il primo caso italiano

Sono oltre 630 i morti per il coronavirus con più di 31 mila contagiati, di questi 4.831 gravi. E mentre le autorità sanitarie cinesi fanno la conta, in Italia si registra un terzo caso, questa volta italiano, il primo. Un connazionale che viveva nello Wuhan e che era stato fatto rientrare insieme ad altri 55 nei giorni scorsi e messo in osservazione nella città militare della Cecchignola.

Proprio giovedì l’uomo, tra i 30 e i 40 anni, era stato trasferito allo Spallanzani in isolamento. La conferma del test è arrivata dalla task force del ministero della Salute che ha rilevato un “modesto rialzo termico” e una “iperemia congiuntivale”. “È il primo caso italiano ma era un italiano che viveva a Wuhan – ha detto il direttore del reparto Malattie infettive dell’Istituto Superiore di Sanità, Giovanni Rezza – Nel momento in cui si è deciso di rimpatriare i 56 italiani sono state prese tutte le precauzioni possibili proprio perché non era una ipotesi da escludere”.

“La quarantena di 14 giorni – ha spiegato sottolineando anche che l’uomo si era infettato mentre era in Cina – era stata stabilita proprio per questo motivo”. Rezza ha rassicurato che “la probabilità di contagiare gli altri è bassissima”.

Nonostante questo le autorità sanitarie italiane restano “vigili”. “Anche se – ha aggiunto Rezza – la battaglia vera si può vincere solo in quelle zone”. Per quanto riguarda il vaccino pero’ i tempi non sono brevissimi. “La tecnologia per produrre il vaccino per il coronavirus, anche in breve tempo, c’è – ha detto Rezza – ma servono sicurezza ed efficacia. E poi bisogna produrli su ampia scala e distribuirli. Quindi non è questione di settimane ma di mesi, anche di un anno”.

Quello che ora è importante, ha aggiunto, “è rallentarne la progressione nel resto del Paese”. Non sembra comunque che gli altri italiani, risultati negativi al test, corrano rischi. “Non posso dire che lo conoscessi veramente, ci incontravamo fuori o nelle parti comuni, ma era timido e interagiva poco con noi” ha detto un’altro dei connazionali della Cecchignola. Solo un po’ di angoscia quando è stata data la notizia, per il resto la situazione sembra essere sotto controllo. “Abbiamo l’obbligo di indossare la mascherina e i guanti in lattice quando usciamo dalla stanza” ha aggiunto.

Risultano invece stazionarie, e dunque ancora critiche, le condizioni della coppia di turisti cinesi, positivi al coronavirus e ricoverati da otto giorni. “La prognosi resta tuttora riservata”, si legge nel bollettino medico diramato oggi dallo Spallanzani.

Dalla Cina intanto le notizie continuano ad allarmare: sempre giovedì è arrivata, tra smentite e conferme, la notizia della morte del medico-eroe Li Wenliang che per primo identificò il coronavirus e non fu creduto. Anzi fu addirittura censurato per aver diffuso online la notizia.

Aveva contratto il virus il 10 gennaio, mentre curava un paziente contagiato. Intanto Pechino lotta per non essere isolata a causa del virus e chiede al mondo di ripristinare i contatti. Oggi il viceministro Qin Gang ha incontrato l’ambasciatore italiano Luca Ferrari chiedendo che l’Italia riveda la sua decisione di sospendere tutti i voli diretti. Da parte sua il presidente Xi cerca, forse invano, di rassicurare: “Combattiamo una guerra di popolo e i nostri sforzi stanno dando risultati positivi”.

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