Diritti tv: la A a MediaPro

La Serie A è in mani spagnole. MediaPro ha ottenuto i diritti tv dei prossimi tre campionati investendo il miliardo e 50 milioni di euro a stagione che la Lega si attendeva, anzi mille euro in più, per rivendere agli operatori le partite e possibilmente realizzando un canale tematico, se non subito più avanti. Per le tv si annuncia una rivoluzione, e infatti Sky ha diffidato la Lega dal vendere a MediaPro sostenendo che non è un intermediario indipendente, e ora attende che entro i prossimi 45 giorni l’Autorità garante della concorrenza e del mercato dia il via libera all’operazione. Svalutata da Sky e Mediaset nei primi due round (830 milioni le offerte nel secondo), la Serie A ha guardato oltre, ottenendo da MediaPro una prima proposta da 950 milioni e oggi un rilancio che segna una crescita del 26% rispetto ai 946 milioni a stagione del 2015-18. Inclusi i diritti tv esteri (371 milioni), il campionato italiano ha già messo al sicuro oltre 1,4 miliardi, superando il minimo garantito di Infront. Ora punta al miliardo e mezzo (con coppa Italia, Supercoppa e accessori), e intanto ha superato la Bundesliga, piazzandosi dietro Premier e Liga. Restano da chiarire gli effetti di questa rivoluzione per i tifosi. Saranno più chiari nel giro di un paio di mesi. “Nessuna abitudine italiana verrà stravolta”, assicura l’ad di Infront Luigi De Siervo. E i catalani, che già producono 13 campionati e puntano anche alla Serie B, giurano di considerare cruciale l’abbonato e dichiarano di voler rivendere “più calcio possibile, alla miglior qualità possibile, al prezzo più giusto”. Erano due le offerte presentate dal presidente di MediaPro Jaume Roures e da uno dei soci storici, Tatxo Benet. La seconda non è stata formalmente considerata perché non aderente al bando, in quanto incentrata sulla realizzazione di un canale tematico, con programmi informativi e altri contenuti, da rivendere assieme alle partite alle tv, aumentando il margine di guadagno anche grazie alla pubblicità. Per gli spagnoli questa soluzione aumenterebbe il valore della Serie A, e proveranno a insistere, salvo concentrarsi almeno per l’immediato sul ruolo di rivenditore, stringendo accordi commerciali con i singoli broadcaster. Incluse Mediaset (non ha preclusioni ma al momento non intende spendere più dei 200 milioni già offerti per le gare delle big) e Sky, la cui diffida presentata poco dopo l’apertura della busta di MediaPro è stata definita “un fallo di confusione, fisiologica riottosità” da De Siervo, secondo cui “bisogna imparare a saper perdere”. Gli spagnoli proveranno a ottenere anche la produzione dei match, che 6 dei 20 club gestiscono autonomamente e gli altri delegano alla Lega. L’obiettivo di MediaPro è trasformare la Serie A in un prodotto, un marchio immediatamente riconoscibile, con standard qualitativi unici per tutte le 380 gare, trasmesse non più in cinque finestre ma in otto, con l’aggiunta del sabato alle 15, domenica alle 18 e lunedì alle 20.30, come previsto dal bando. “Il segnale importante di MediaPro è la centralità del tifoso e del prodotto calcio, da distribuire nel modo più qualitativo, con una base più ampia possibile”, nota Paolo Nicoletti, che assieme all’altro vice commissario, Bernardo Corradi, ex calciatore al debutto in veste di politico del calcio, ha tenuto costantemente informato il commissario Giovanni Malagò, in Corea del Sud. “Auspico si apra una nuova fase all’insegna del dialogo e della condivisione – ha scritto in un messaggio rivolto all’assemblea il n.1 del Coni – finalizzata alla crescita e allo sviluppo delle straordinarie potenzialità della Lega che negli ultimi tempi forse non sono state valorizzate come meritano”. Un primo passo è stato compiuto. (ANSA)

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