Doppi pagamenti a centri privati, indagine sulle tre Asl napoletane

Sotto la lente 13 centri convenzionati: gli enti pubblici, con la loro disorganizzazione gestionale, avrebbero favorito forme di approfittamento

Sono 13 i centri convenzionati su cui sono in corso accertamenti: due per l’Asl Napoli 1, tre per l’Asl Napoli 2, otto per l’Asl Napoli 3. Torna lo scandalo dei doppi pagamenti ai centri medici convenzionati, simbolo dello sfascio dell’Asl Napoli 1, il buco nero della sanità campana. Ma stavolta sarebbero tutte e tre le aziende sanitarie dell’area napoletana ad aver favorito “varie forme di approfittamento” di centri privati, secondo l’ipotesi investigativa del nucleo di polizia tributaria della guardia di finanza di Napoli. “Alle indagini svolte, è stato, infatti, accertato che – affermano le fiamme gialle – i citati enti pubblici, per diversi anni, non sono stati in grado di dotarsi di uno strumento organizzativo che consentisse di controllare, in maniera concreta ed efficace, se le richieste di rimborso presentate dai centri convenzionati, per i servizi sanitari resi, fossero effettivamente supportate dall’esistenza di un correlato credito, se le fatture emesse dai centri fossero relative a prestazioni effettivamente rese, se la cifra richiesta a rimborso fosse quella effettivamente dovuta e, ancora, se tale cifra fosse stata addirittura già stata pagata in ragione di una fatturazione precedente”. Un copione già consacrato nella sentenza definitiva della Corte dei conti che condannava alcuni amministratori della Napoli 1 per la voragine nei bilanci, frutto anche dell’incapacità di gestire correttamente il proprio sistema di contabilità. Il sospetto degli investigatori è che anche stavolta la “falla” nel sistema di gestione avrebbe favorito i privati “i quali hanno – scrive la guardia di finanza di Napoli – dolosamente richiesto ed ottenuto il pagamento di fatture per le quali avevano già avuto soddisfazione (cd. doppi pagamenti) oppure, in casi estremi, hanno addirittura beneficiato di pagamenti per servizi per i quali non era previsto alcun diritto al rimborso”. Le Asl campane per molti anni non si sono dotate di strumenti anche informatici che consentissero di controllare le richieste di rimborso presentate dai centri. Intanto le indagini sono andate avanti: da settembre scorso, la Corte dei Conti ha emesso decreti di sequestro per altre 2,7 milioni di euro per un danno stimato di circa 11 milioni.

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