25esimo anniversario dalla strage di Capaci, la mafia torna a sparara alla “Zisa”

“Quando ero davanti alle bare dei miei amici ho giurato che il loro sacrificio non sarebbe stato vano mai”. Quando tu stai in trincea con accanto degli amici e colleghi e li vedi scomparire, non puoi pensare di abbandonare il fronte. Non mi è mai balenata l’idea di poter smettere, ma ho voluto continuare quello per cui hanno perso la vita e in cui credevano.

Il grande valore” che spinge verso questa direzione “è il senso dello Stato. Questo è quello che Giovanni Falcone e Paolo Borsellino mi hanno dato come colleghi prima e amici poi”. A parlare è il presidente del Senato, Pietro Grasso. Davanti a lui gli studenti a bordo della Nave della legalita’, che collega Civitavecchia a Palermo in occasione del 25/mo anniversario delle stragi di Capaci e via D’Amelio. Questi attentati, ha osservato Grasso durante una tavola rotonda, “hanno delle concause”, ma “tutto nasce dall’azione che uno Stato civile riesce finalmente a fare”, la giustizia, “a un male che toglie la liberta’ ai cittadini”. “Il senso di colpa per essere sopravvissuti alle volte viene – ha ammesso il presidente del Senato – e non e’ vero che il tempo lenisce il dolore, questa e’ una ferita che rimane ed e’ sempre piu’ grande. E’ qualcosa che resta dentro, ma per fortuna abbiamo tante cose positive”. “Stasera noi facciamo scuola – ha quindi ricordato la ministra dell’Istruzione Valeria Fedeli – con questo viaggio vi state confrontando con dei testimoni, non e’ una cosa da poco”.

E poi, ha aggiunto il vice presidente del Csm, Giovanni Legnini, “da oggi i fatti” sul rapporto tra Falcone e il Csm “posso essere letti nella loro interezza da quei verbali che abbiamo deciso di pubblicare in un volume cartaceo o da consultare sul sito del Csm. Qualunque cittadino potrà accedervi”. Falcone e Borsellino, ha concluso il primo presidente della Corte di Cassazione Giovanni Canzio, “sono cofondatori della Repubblica, hanno contribuito a fondarne i valori. Grazie a loro ci sono stati processi di mafia in Cassazione. Prima finivano male, non si riusciva ad avvalorare il lavoro fatto dai giudici di primo e secondo grado. Hanno il merito di aver destrutturato ‘cosa nostra’. Si sono sacrificati per noi”.

Intanto, però, alla vigilia del 25esimo anniversario della strage di Capaci la mafia torna a sparare e a uccidere. Il boss Dainotti è stato ucciso da due sicari, con due colpi di pistola alla testa mentre era in bicicletta a Palermo nel popolare e centrale quartiere della “Zisa”.

ROSY BINDI – “La scelta della vigilia dell’anniversario della strage di Capaci per l’eliminazione di un boss se non e’ voluta e’ comunque una profanazione della memoria”. Lo ha detto la presidente della commissione antimafia Rosy Bindi a Palermo per ricordare Giovanni Falcone nel 25/o anniversario della strage di Capaci. “Dobbiamo capire – ha aggiunto – che la mafia non e’ piu’ quella di 25 anni fa, che e’ stata sconfitta, ma esiste ancora e va combattuta. Dobbiamo ‘precederla’ come ci ha insegnato Falcone”.

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