Inchiesta Consip, il procuratore Fragliasso: “Nessun contrasto con i pm romani”. Chiesta apertura pratica al Csm

Il procuratore Fragliasso: “Nessuno scontro” – “La procura di Napoli “esclude categoricamente che vi sia alcun contrasto o alcuna tensione con la procura di Roma con la quale vi è piena sintonia istituzionale”. Lo dice il procuratore facente funzioni, Nunzio Fragliasso. “Le iniziative investigative assunte, nell’ambito della propria autonomia decisionale, dalla procura di Roma in relazione a vicende concernenti la Consip, che non sono connesse a quelle per le quali procede questa procura, allo stato non hanno alcun riflesso sulle indagini del Noe su delega di questo ufficio”.

Fragliasso, insieme con il procuratore aggiunto Filippo Beatrice, coordinatore dell’inchiesta sugli appalti Romeo da cui è scaturita la vicenda Consip, ha chiarito che la procura di Napoli “ha una sola posizione ufficiale” ed è quella espressa nel comunicato diffuso oggi. Fragliasso ha reso noto che anche oggi si è sentito al telefono con il procuratore di Roma Giuseppe Pignatone ribadendo a tale proposito la “correttezza istituzionale” manifestata dai colleghi di Roma che hanno avvertito “con largo anticipo” il procuratore di Napoli dell’ indagine a carico dell’ufficiale del Noe per una presunta manipolazione delle intercettazioni, anche se non erano tenuti a farlo. Ha evidenziato inoltre che l’indagine sull’investigatore del Noe non ha alcun effetto ne’ interferenza negativa sul filone investigativo della procura di Napoli. Per quanto riguarda la delega ai carabinieri del Noe non c’e’ nulla da revocare o confermare, allo stato non vi sono presupposti per revocare tale delega. Secondo gli inquirenti partenopei se le indagini in corso a Napoli hanno una loro validita’, restano integre a prescindere dalle indagini avviate dalla procura di Roma. Alla domanda dei giornalisti se vi fosse l’imbarazzo a confermare la delega ad indagare al Noe, dopo l’iniziativa della procura di Roma, Fragliasso ha risposto: “Non e’ imbarazzante, non vi e’ alcun riflesso”, in riferimento alle indagini napoletane.

Capitano del Noe indagato: al vaglio dei pm i punti salienti dell’informativa –  Tutto ancora da accertare sulla vicenda del capitano del Noe Gianpaolo Scafarto che ha alterato il senso delle intercettazioni nell’ambito dell’inchiesta Consip. Una vicenda, quella delle presunte omissioni e falsificazioni attribuite all’ufficiale dell’Arma, che ha fatto emergere, come sottolineato dal Guardasigilli Andrea Orlando “un profilo inquietante”. E fiducia nella magistratura “per accertare la verità” arriva anche dal vicepresidente del Csm Giovanni Legnini, mentre il presidente dell’Anm, Eugenio Albamonte, esalta lo “scrupolo investigativo” dei pm. Nell’invito a comparire, per ieri, notificato a Scafarto, indagato per falso materiale ed ideologico, emerge la convinzione del procuratore Giuseppe Pignatone e del sostituto Mario Palazzi che siano avvenute con dolo sia l’omessa annotazione da parte del capitano, in un’informativa di circa 1.000 pagine, dell’esito negativo circa una presunta attività di pedinamento da parte dei Servizi, sia l’attribuzione della frase intercettata “…Renzi l’ultima volta che l’ho incontrato” (riferito al padre dell’ex premier) ad Alfredo Romeo, in carcere per corruzione, invece che ad Italo Bocchino, ex parlamentare e consulente dell’imprenditore napoletano. I fatti attribuiti a Scafarto, investigatore che ha svolto un ruolo determinante nell’inchiesta sulla centrale acquisti della pubblica amministrazione (fu lui a recuperare i “pizzini” di Romeo con indicazioni di cifre e iniziali dei destinatari) impongono ora agli inquirenti di verificare l’attendibilita’ dei punti salienti della parte di informativa da lui redatta. Presunti depistaggi e falsificazioni, tuttavia, non hanno condizionato l’iter degli accertamenti. L’iscrizione di Tiziano Renzi nel registro degli indagati per traffico di influenze, ad esempio, non e’ avvenuta per effetto della falsa attribuzione della frase intercettata. In serata il padre dell’ex premier, a proposito dell’indagine per falso, dichiara: “Chi ha sbagliato deve pagare”. Lo fa all’assemblea del Pd di Rignano svolta a porte chiuse, ma da quanto trapelato avrebbe precisato che sarebbe “un errore” considerare l’intera vicenda come “un fatto personale”. Ieri, in procura, Scafarto si e’ avvalso della facolta’ di non rispondere. A Napoli, dove gli accertamenti su Consip, diversamente da Roma, continuano ad essere affidati al Noe, e’ stata particolarmente apprezzata la telefonata del procuratore di piazzale Clodio Pignatone al collega facente funzione Nunzio Fragliasso per avvertirlo dell’iniziativa. Sui motivi del rifiuto a rispondere al pm, l’avvocato Giovanni Annunziata ha ribadito che si e’ trattato di una sua strategia in vista di un prossimo interrogatorio. “Con esclusione del dolo – precisa – cadra’ il reato. Quando sara’ analizzato in modo esclusivamente tecnico la sussistenza di tale elemento, questa vicenda trovera’ la sua fisiologica definizione”. La decisione di non rispondere ai pm per studiare gli atti processuali – aggiunge il legale – e’ finalizzata a “comprendere la portata e la valenza degli elementi oggetto di contestazione”, e non e’ una scelta “determinata dalla volonta’ di sottrarsi alla esigenza primaria che io, come difensore, e lo stesso Capitano, quale indagato, avvertiamo, ovvero quella di rendere interrogatorio e al piu’ presto chiarire le condotte che vengono contestate”. Per Annunziata gli atti “richiamati nel capo di imputazione non possono essere correttamente analizzati nell’ambito di un procedimento penale, se non contestualizzati all’interno della piu’ ampia attivita’ investigativa svolta”. Per questo motivo – conclude il legale – egli ha chiesto di avvalersi della facolta’ di non rispondere”. Scarfato potrebbe tornare davanti al pm Palazzi dopo Pasqua. Intanto, il consigliere laico di Forza Italia Pierantonio Zanettin chiede al Csm di aprire una pratica sull’inchiesta delle procure di Napoli e Roma. Lo scopo e’ “verificare se l’operato di taluno dei titolari dell’inchiesta Consip possa incidere negativamente sull’immagine di imparzialita’ ed indipendenza del magistrato, determinando una incompatibilita’ ambientale e/o funzionale”

 

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