Casavatore (Napoli), amministrative del 2015 in odore di camorra. 15 avvisi di garanzia

di Ro.Ru.

Dopo Quarto anche Casavatore, altro Comune del Napoletano, finisce nel mirino della Direzione Distrettuale Antimafia.

La campagna elettorale per le amministrative del maggio 2015 fu scandita da minacce, ricatti e persino botte . 

Dalle intercettazioni sono emerse promesse di soldi, posti di lavoro, buoni pasto e generi alimentari per ottenere voti. Entrambi i candidati, Lorenza Orefice, che attualmente occupa la poltrona di sindaco, sostenuta dalla lista “ “Un’altra Casavatore”,  e Salvatore Silvestri sostenuto dal Pd, tramite esponenti del clan Ferone e degli scissionisti,  promettevano  beni e varie utilità agli elettori.

Sono venuti alla luce una serie di episodi di presunta corruzione politica e di infiltrazioni camorristiche: alcuni affiliati al clan Ferone  alla vigilia del ballottaggio pestarono in pubblico Massimo Minichini (personaggio del luogo che promuoveva la candidatura di Silvestri e di suo fratello, Ciro Minichini), allo scopo di dare alla cittadinanza una “dimostrazione di forza” e ottenendo così – secondo la ricostruzione degli inquirenti – il risultato sperato, ovvero il sovvertimento dell’esito del primo turno, che si sarebbe realizzato con l’affermazione finale della Orefice con una percentuale del 56 per cento.

Due sostenitori del clan vicino alla candidata Orefice parlano al telefono raccontando il pestaggio : “stavamo andando in un palazzo quello disse: niente di meno pure qua ti vieni a prendere i voti. La vuoi finire non sai che questi votano me, stai nella casa mia ed è finita lì. Dice che Pellegrino è andato a riferire quello che doveva andare a riferire. Poi è tornato sono andati lì dentro e gli hanno dato due schiaffi”.

L’inchiesta, che ha visto 15 avvisi di garanzia, vede anche il coinvolgimento della polizia municipale locale: si legge di vigili urbani che fanno propaganda elettorale e spacciano normali operazioni di disinfenzione del territorio come conquiste ottenute grazie all’intercessione di questo o quel candidato. Persino l’orientamento delle telecamere di videosorveglianza fu modificato per venire incontro alle esigenze di un candidato collegato all’esponente Pd: dovevano vigilare i suoi manifesti elettorali, affinché non venissero strappati. Omissioni su alcune notizie di reato, in particolare le minacce subite da una elettrice per non farle votare la Orefice, una segnalazione della candidata sindaco Udc su un presunto scambio “soldi-voti” durante il primo turno elettorale.

Il Comandante, che sarebbe stato informato, non fece rapporto all’autorità giudiziaria, e per questo è indagato anche per omessa denuncia. L’ipotesi di reato formulata dagli inquirenti è di voto di scambio aggravato dal metodo mafioso.

A sostenere il dem Silvestri, durante la campagna elettorale, si fecero vedere a Casavatore anche esponenti della politica nazionale.

Lascia un commento